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rendono i loro sentimenti buoni e pietosi nel marmo, con
garbo semplicissimo, carezzevoli, senza frastuono. Nono-
stante lo sprezzo del Burckhardt per quest’opera, noi la gu-
stiamo come un libro figurato con l’aureo stile de’ Fioretti di
San Francesco.
I dolci scultori Angelo e Francesco di maestro Pietro
d’Assisi cortonenses et horiginales Cortone, * che nel 1362
eseguivano quel monumento, sono gli stessi che, come vuole
il Mancini, ? eressero l’altro per il vescovo Ranieri Uber-
toni innalzato in San Francesco nel 1345?
Questo monumento reca la data M.CCC.XLV. Il vescovo
benedicente è in cattedra sul culmine del mausoleo, sulla
vetta del padiglione che copre la sua statua medesima, la
quale è distesa sul basamento retto da archetti poggianti su
mensole. Se mai fosse de’ due maestri cortonesi, converrebbe
ammettere che diciassette anni dopo, nello scolpire il mo-
numento della Beata, essi acquistarono una valentia che a
quel tempo mancava loro. Benchè scomposto, senza le pro-
porzioni originali, vedesi mancante delle eleganze signorili
del monumento a Margherita.
Con questo ha fine il nostro studio sui divulgatori senesi
delle forme pisane, alle quali tolsero la gagliardia per ispirare
gentilezza, menomarono la solennità per donare eleganza,
temperarono l’ardire per prodigare finezze di orafo e dol-
cezze di sentimento.
I PIETRO BoroGnAa, Annedoti artistici cortonesi (Archivio storico italiano,
serie V, vol. XVII, pag. 134).
2 MANCINI, Cortona nel medio evo, 1897, pag. 195-