Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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essendo di cinque anni picolino 
soletto ogni mattina et tutto il giorno 
stava e la sera faceva ritorno. 
Così di giorno in giorno più avanti 
giva di selva in selva, in prati e ’n boschi 
laudando il buon Giesu con dolci canti 
fuggendo le delicie e mondan toschi: 
trovando animal fieri e tutti quanti 
qual sua familiari che lo conoschi 
pareva ciascuno, e dimestico et pratico 
conversando con lui non qual salvatico.* 
Andrea Pisano, vestito d’una tunica e d’una clamidetta 
il fanciullo, lo rappresentò tra montagne rocciose sparse d’al- 
beri: modo curioso d’immaginare il deserto, proprio dei To- 
scani che, vivendo in fiorito paese, lo pensarono solo come 
luogo silenzioso: vi erano selve e prati e boschi, secondo la 
laude citata; e il Battista vi andava la mattina, e tornava 
la sera a casa sua, all’Avemaria. Così la ingenua fantasia 
popolare formava la trama alle creazioni artistiche toscane 
del San Giovannino. 
Nello scompartimento prossimo si rivede Giovanni, cre- 
sciuto in età, coperto di pelli: è divenuto il profeta, che va 
per tutto il paese intorno al Giordano predicando il battesimo 
di penitenza (fig. 341). Nella laude ricordata, si rappresenta 
Giovanni che fa risonare da per tutto la sua voce, e la grande 
moltitudine accorrente a lui, tanto da rendere necessario 
l’impianto di molte botteghe nel deserto per dar cibi e be- 
vande alla folla. Così l’immaginazione popolare, che vuol 
rendersi ragione di tutto e cerca la ragion logica dei fatti, 
lo svolgimento pratico degli avvenimenti, li trasportava nel 
proprio mondo. Andrea Pisano non ispogliò pertanto della 
grandezza ieratica la scena, e colse il momento in cui Gio- 
! Cfr. l’incunabulo: « La rappresentazione di sancto Giovanni dicollato » (Cata- 
log0 KRISTELLER degli « Early florentine woodents », n. 200).
	        
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