Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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di bronzo o alcuna delle matrone simboleggianti in essa le 
Virtù cardinali e teologali. 
I bassorilievi della porta di bronzo del Battistero e questi 
del campanile di Santa Maria del Fiore ci dànno elementi 
per conoscere l’arte di Andrea da Pontedera, per disegnare 
la sua personalità spiccata e indipendente dalle altre an- 
teriori dei Pisani. In due sole figure, quelle dei muratori 
che fabbrican la torre, si trova un richiamo all’arte che 
Giovanni Pisano lasciò in eredità a Pisa sua patria. Nella 
porta in bronzo pure, le figure degli angioli possono ricor- 
dare le forme disseminate da Giovanni; ma tutto è aggraziato. 
in Andrea, accarezzato, mitigato, ottenuto per vie differenti 
da quelle per cui l’altro procedeva. La verità ha accenti 
nuovi, semplici e belli nell’opera sua, che non cerca gran- 
diosità ed effetti potenti, ma finezze di orafo, sincerità di 
affetti, giustezza di caratteri, esattezza di atteggiamenti, equi- 
librio di forme. Così egli fece grandi le sue opere piccole, 
avvivandole come Giotto solo aveva saputo avvivare le 
imagini pittoriche. Giotto e Andrea Pisano associati nel- 
l’opera del campanile ebbero anime affini: Giotto sulle 
grandi pareti frescate colorì i segni della vita, che Andrea 
stampò nella cera ed eternò nel bronzo. 
Del sommo artefice non abbiamo altri lavori, sempre che 
a lui non si assegni la lunetta della chiesa di San Martino 
a Pisa, della quale faremo parola in seguito. Il suo  ta- 
bernacolo per l’altar maggiore di San Giovanni, eseguito. 
nel 1336, con la statua del Battista e due angioli ai lati, 
andò disperso e distrutto; la sua opera a Orvieto, come 
capomaestro del Duomo (1347), andò poc’oltre al disegno. 
della bella rosa della facciata. Ma egli restò pure nelle opere 
de’ figliuoli Nino e Tommaso, specialmente di Nino, che 
diede nuovi impulsi artistici a Pisa. Morto nel 1348, Andrea. 
fu sepolto in Santa Maria del Fiore da lui abbellita.
	        
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