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di bronzo o alcuna delle matrone simboleggianti in essa le
Virtù cardinali e teologali.
I bassorilievi della porta di bronzo del Battistero e questi
del campanile di Santa Maria del Fiore ci dànno elementi
per conoscere l’arte di Andrea da Pontedera, per disegnare
la sua personalità spiccata e indipendente dalle altre an-
teriori dei Pisani. In due sole figure, quelle dei muratori
che fabbrican la torre, si trova un richiamo all’arte che
Giovanni Pisano lasciò in eredità a Pisa sua patria. Nella
porta in bronzo pure, le figure degli angioli possono ricor-
dare le forme disseminate da Giovanni; ma tutto è aggraziato.
in Andrea, accarezzato, mitigato, ottenuto per vie differenti
da quelle per cui l’altro procedeva. La verità ha accenti
nuovi, semplici e belli nell’opera sua, che non cerca gran-
diosità ed effetti potenti, ma finezze di orafo, sincerità di
affetti, giustezza di caratteri, esattezza di atteggiamenti, equi-
librio di forme. Così egli fece grandi le sue opere piccole,
avvivandole come Giotto solo aveva saputo avvivare le
imagini pittoriche. Giotto e Andrea Pisano associati nel-
l’opera del campanile ebbero anime affini: Giotto sulle
grandi pareti frescate colorì i segni della vita, che Andrea
stampò nella cera ed eternò nel bronzo.
Del sommo artefice non abbiamo altri lavori, sempre che
a lui non si assegni la lunetta della chiesa di San Martino
a Pisa, della quale faremo parola in seguito. Il suo ta-
bernacolo per l’altar maggiore di San Giovanni, eseguito.
nel 1336, con la statua del Battista e due angioli ai lati,
andò disperso e distrutto; la sua opera a Orvieto, come
capomaestro del Duomo (1347), andò poc’oltre al disegno.
della bella rosa della facciata. Ma egli restò pure nelle opere
de’ figliuoli Nino e Tommaso, specialmente di Nino, che
diede nuovi impulsi artistici a Pisa. Morto nel 1348, Andrea.
fu sepolto in Santa Maria del Fiore da lui abbellita.