di dalle mani d’un uomo inginocchiato un calice; nell’altro bas-
di sorilievo a sinistra lo stesso arcivescovo, pure seduto su fal-
- distorio, in atto di rifiutare una specie di sacco o borsa che
a gli viene offerta. Nello scompartimento a destra, l’arcivescovo,
o tornato alla sede, riceve l’omaggio dei fedeli pisani. In am-
pa bedue i fianchi del basamento poi è scolpito un frate lettore,
Re che forse è lo stesso Saltarelli, già monaco nel convento dei
di Padri Domenicani di Santa Caterina. La camera funebre che
(e ne’ monumenti d’Arnolfo e di Tino s’apre nel sarcofago, è di-
venuta tutt’uno col sarcofago stesso, trasformata nell’ arca
” mortuaria. Le colonnine e gli archi che nelle sepolture di
” Arnolfo stanno davanti all’urna chiusa, qui lasciano vedere
:l tra gli intercolunni la figura giacente del defunto, essendo
di stirate per le mani degli angioli le vela appese all’architrave.
ya Su questo poggia il coperchio dell’arca, dove Nino Pisano
pi figurò l’anima dell’arcivescovo in forma di fanciullino orante
trasportato in alto dagli angioli, verso la Madre pia che col
i Bambino in braccio, assistita da due altri angioli, sta tra le
La ombre del superiore e cuspidato tabernacolo. Invece di pre-
- sentare il defunto ginocchioni a’ piedi della Vergine, Nino
= Pisano figurò così l’anima dell’arcivescovo come si usava
pel figurare le anime de’ Santi martiri e de’ Beati uscite dal corpo,
cl incamminate alla gloria de’ cieli.
Ri Un’altr’opera ascritta alla giovinezza di Nino, e che si
A rilega, come bene ha detto il Supino, « alle sculture del
, campanile fiorentino », è la lunetta sulla porta della chiesa
di San Martino, in Pisa, rappresentante il santo cavaliere
- che dà il mantello al povero." Lo scultore ha reso visibile
i la divisione del manto, facendo tenere in modo ingegnoso
a un tratto della stoffa tra la mano sinistra del Santo e la
le destra del mendico, così che si potesse tagliare il resto di-
i; 1 Parlando della lunetta, sulla Rivista d’Italia, anno I, n. 1, pag. II, ac-
LA cennammo alle differenze tra la rappresentazione del San Martino di Lucca e
- l’altra di Pisa: di quest’ultima dicemmo: « ...l’arte aveva uopo di rendersi ragione
di tutto, ma già camminava a gran passi, ingigantita dal genio di Nicola ». Non
la indicammo quindi, come scrisse il Supino. opera antecedente a Nicola stesso.