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gone a corno dalla metà del corpo a mezzo i piedi. Nuova
per noi è la figura di San Paolo (fig. 394); ‘ma la tunica e
il manto son disegnati come quelli della Madonna che già
stava nella cuspide di Santa Maria della Spina.
L’esempio del maestro fruttò a- Venezia: nel monumento
del doge Antonio Veniero ‘nella chiesa dei Santi Giovanni
e Paolo, ascritto alla scuola delle Masegne, possono vedersi
reminiscenze dell’arte di Nino Pisano (fig: 305 a 402); così
nella statua della Vergine nella porta di Santa Maria dei
Frari (fig. 403); così nel San Giovanni Evangelista del Museo
dell’Estuario a Torcello (fig. 404); così nelle figure sui setti
delle cappelle laterali all’altar maggiore in San Marco.
Una forma artistica più antica, affine all’arte di Nino,
vedesi nel monumento che vuolsi eseguito per Taddeo Pe-
poli, signore di Bologna (1337-1347), da lTacopo Lanfrani,
veneziano. Secondo il Vasari, questo maestro scolpì nella
chiesa di San Domenico « una sepoltura di marmo per Gio-
vanni d’Andrea Calderino dottore di legge e segretario di
papa Clemente VI; ed un’altra pur di marmo è nella detta
chiesa, molto ben lavorata, per Taddeo Pepoli, conservator
del popolo e della giustizia di Bologna ». Ora la sepoltura,
esposta nel Museo civico bolognese (fig. 405), di Giovanni
d’Andrea Calderini, detto l’arcidottore, che tenne scuola di
canoni in Padova e in Bologna, è scultura assai debole, di
disegno malfermo, notevole solo per il tentativo di rendere
la varietà dell’attenzione degli uditori. Se è veramente di Ia-
copo Lanfrani, non possono esser sue le altre sculture del mo-
numento di Taddeo Pepoli, opera di due mani: la prima
(fig. 406) si riconosce nella faccia dov’è figurato il Pepoli
sedente in atto di parlare per il Comune ai Bolognesi, e lo
stesso signore inginocchiato offerente due cappelle a San Mi-
chele arcangelo e a San Tommaso d’Aquino; la seconda mano
si nota nell’altra faccia (fig. 407), la quale, il monumento tro-