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sentata da un prete e due chierici assistenti, intorno al letto
d’un moribondo (fig. 430). Tutte le figure di queste scene
sono lunghe, come scavate dentro a cilindri, con vesti dalle
pieghe poco sporgenti dai fusti delle persone. Eppure que’ bi-
rilli formano composizioni naturalistiche e nuove, e rivelano
intenzioni che mancano agli altri riquadri del campanile.
Sotto il piano sul quale s’incassano le figure, l’archetto
gotico trilobato che si vede nelle precedenti rappresenta-
zioni allegoriche si ripete una sola volta. Sotto al piano del
Battesimo, un Genio con una face; sotto l’altro della Peng.
tenza, una testa scarmigliata di Furia, il Peccato forse; sotto
la Cresima, una testa antica d’ Ercole a indicare la forza che
dal Sacramento deriverà al piccolo milite cristiano; sotto il
piano dove il prete è all’offertorio nella essa, una testa
leonina, simbolo della Chiesa; e infine sotto l’altro dell’Astrema
Unzione, l’aquila, segno dell’anima che s’invola ai cieli.
Non è chiaro che tale sia stata la intenzione dell’artista, ma,
senza troppo fantasticare, può supporsi che ragioni di simil
fatta l’abbiano indotto a riempire a quel modo gli spazî
triangolari sotto le rappresentazioni, associando così la ra-
gione decorativa a quella simbolica. Un naturalismo nuovo
si manifesta in quegli scompartimenti, si scorge nel morente
stecchito in letto, nel chierico che legge la preghiera, nel-
l’altro che porta la torcia e reca una mano al petto, com-
mosso, mentre il sacerdote si china sul petto ischeletrito
dell’uomo che trae gli ultimi respiri. Anche nella scena degli
Sponsali vi sono figure caratteristiche e atteggiamenti espres-
sivi. Con questo novatore sconosciuto, non estraneo agl’in-
flussi della scuola d’Andrea da Pontedera, sembra compiersi
il ciclo dell’arte pisana: par che egli accenni a verità nuove,
a ricerche più intime, a naturalistiche bellezze.
Giovanni di Balduccio s’ incontra l’anno 1317 e il seguente
nella sua Pisa, lavorante dell’opera del Duomo, non Capo-