Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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anno in cui cessò di vivere Azzone Visconti, che Secondo 
taluni aveva chiamato a sè Giovanni di Balduccio per la deco- 
razione del suo palazzo. Che lo scultore risiedesse da parecchio 
tempo a Milano quando cominciò l’opera per mettere in onore 
la salma del martire domenicano, può credersi osservando 
come nell’arca medesima lavorassero con lui alcuni maestri 
di Campione, per i quali l’arca di San Pietro Martire ri- 
mase tipica. Tra le aggraziate imagini di Giovanni di Balduccio. 
ve ne sono altre proprie di scalpellini suoi aiuti, specialmente 
quelle de’ bassorilievi affollati. Se si eccettua quello più 
ordinato e chiaro che rappresenta il miracolo della guari- 
gione del fanciullo muto, tutti gli altri si vedranno di mani 
inferiori, di una tra le altre che fa le teste ossute e corpî 
grassi nelle vesti insaccate. Anche negli angioli sulla ci- 
masa dell’arca si distinguono per purezza e candore quelli 
della faccia anteriore, da quelli della posteriore che sembrano 
invecchiati. 
Giovanni di Balduccio, compiuta la grand’opera nel 1339, 
dovette recarsi a Cremona per eseguire le grandi statue (fig. 444 
a 446) che sono sul protiro della cattedrale, le sue maggiori 
sculture. Ancora nella Madonna col Bambino potrebbe ve- 
dersi qualche resto degl’influssi di Giovanni Pisano; ma nel 
vecchio decrepito Sant Omobono che sta a destra della Ver- 
gine, egli raggiunse la potenza d’un quattrocentista, nel forte 
e profondo naturalismo. Giovanni di Balduccio con quelle tre 
grandi statue si eleva alla pari dei maggiori artefici del suo 
secolo. Nè, quantunque niuno gliele abbia ascritte sin qui, 
può dubitarsi che a lui appartengano, stando alla stregua dei 
particolari, delle lunghe pieghe coniche, dei manti sottil- 
mente arrotolati, dello spezzarsi delle vesti cadenti, negli ul- 
timi brevi tratti gonfie e trasversali nel piano. È probabile 
che quelle statue sieno state eseguite nel 1341, quando, sca-
	        
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