— 606 — 
Nell’anno in cui Giovanni di Balduccio compiva l’arca di 
San Pietro Martire, moriva quel celebre maestro e oratore 
milanese. Il suo sepolcro, che dovette essere eseguito in un 
tempo prossimo alla morte, ci attesta quindi che una nuova 
personalità artistica erasi svolta durante il lavoro di quel- 
l’arca, anzi la stessa che lasciò principalmente la sua impronta 
nell’arca di Sant'Agostino. Aggiungasi che il maestro, il 
quale nel 1347 scolpì l’ancona d’altare in Sant’ Eustorgio con 
l’Adorazione de’ Magi, fu, secondo il Meyer, una medesima 
persona con lo scultore della tomba dell’Aliprandi. A que- 
sto continuatore dell’arte di Giovanni di Balduccio fu asso- 
ciato dal Meyer stesso un altro, pure, a nostro parere, nu- 
trito dal Pisano, lo scultore della Maddalena, nella volta 
del tempietto, e di altre simili figure, che al Meyer sem- 
brano indipendenti da quel primo maestro. In tutte è il ri- 
flesso dell’arte di Giovanni di Balduccio. come di luce che 
abbia perduto intensità e calore. 
Un più tardo e quasi cancellato ricordo degl’ insegna- 
menti del maestro pisano può vedersi sull’altar maggiore 
di Carpiano, già nella Certosa di Pavia, eseguito, nel 1396, 
da un Campionese, nello stile di Giovanni da Campione. Men 
lontani dal maestro iniziatore sono due sarcofagi: uno dello 
Schizzi, scolpito da Bonino da Campione, ora all’esterno del 
Duomo cremonese (fig. 486); l’altro del vescovo Malaspina, 
in San Francesco di Sarzana (fig. 487). 
Si attribuisce pure a Giovanni di Balduccio il cenotafio 
del cardinale Luca Fieschi, nel Duomo genovese, ° opera di 
un maestro da lui differente, di un seguace di Giovanni Pi- 
I Cfr. i molti scritti sull’altare, di DIEco SaxtT’AmerocrIo. Per ultimo in 
Kirchenschimuck (1904, n. 6): Der Hauptaltar von Carpiano, ehemals in der Cer= 
tosa von Pavia. 
2 Cfr. BANCHERO, Il Duomo di Genova (Genova, 1835); ALIZERI, Notizie deî