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cessori segnarono intorno al capo delle Viriù teologali un
disco circolare, e dietro quello delle cardinali un esagono.
Tutte e tre le figure sono sedute sopra uno scanno, anche
la Speranza alata, che non s’innalza al cielo, come in rap-
presentazioni precedenti. Son tutte grasse monache, co-
perte di panni che cadono in semplici piegoni: altera è la
Fede, affannata la Carità per l’adipe e il peso de’ suoi
attributi.
La Prudenza (fig. 550), prima delle Virtù cardinali, ebbe
numerosi attributi: il serpe, lo specchio, il libro, il compasso,
il bastone, ecc., e fu rappresentata con più facce, che nel-
l’aspetto diverso rispecchiano le diverse età: la giovinezza,
la virilità, la vecchiaia. Qui si vede col serpe che assisteva
Minerva, dea della saggezza; con lo specchio, a indicare
che nel no0sce te ipsum è il fondamento della sapienza; e con
due teste, una giovanile e una vecchia, a segno che la pru-
denza con gli anni s’accresce.
La Giustizia (fig. 551), come di solito, ha qui bilancia
e spada; la Zemperanza (fig. 552) sta per versare acqua
nel vino; la Fortezza (fig. 553) è coperta dalla pelle del leone
nemeo, come nell’arca di Giovanni di Balduccio. a Sant’ Eu-
storgio in Milano, e tiene la clava e uno scudo.
Queste quattro Virtù cardinali in molte altre opere ita-
liane del ’300 sono munite d’ali, perchè si considerarono an-
gioli inviati dal cielo in terra; ma lo scultore del campanile
non ebbe tanta devozione per esse; nè l’ossequio profondo
d’altri ben consci dell’ordine dato da Cicerone nel libro De
O/ficiis alle immagini delle Virtù; e neppure la bellezza che
il Boccaccio dette loro trasformandole nelle ninfe dell’A meto.
Sono altre grasse donne sedute nel loro scanno, portatrici
di simboli. Ricordano o presentano affinità con l'’Orcagna,
senza averne però la forza caratteristica; vestono panni grossi
e pesanti come cuoio; non sono snodate ne’ movimenti, che
appaiono stretti e impediti dai manti, e naturalmente tardi in
quelle figure piene e massiccie.