Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

— 1760 
compianto dal Petrarca, che, recatosi presso il tumulo prov- 
visorio, nella chiesa di Sant’Agostino, aveva improvvisato 
sedici versi elegiaci da scolpirsi «nel marmo sul quale si 
stava già affaticando l’insigne industria degli artefici »." 
L’arca, ora situata nella chiesa degli Eremitani a Pa- 
dova, è uno svolgimento della forma de’ sepolcri veneziani, 
i quali constavano in generale della cassa retta da due mo- 
diglioni, e talvolta chiusa da un’arcata, in modo da ricor- 
dare le antiche sepolture cristiane con la tomba sotto un 
arcosolio. Dato maggiore sviluppo all’arco, e impostatolo 
su colonne innalzantisi dal piano, si ebbe una porta o un 
arco trionfale, entro al vano del quale, coperto da affreschi, 
appariva la tomba campata in alto su cortina variopinta. 
L’aggiunta delle colonnine era così nuova per i taglia- 
pietra veneziani, che, facendole lunghe e sottili, mal sep- 
pero caricarle del peso dell’arco e del suo frontispizio. An- 
cora sembrano i peducci reggersi solamente sui modiglioni, 
senza che occorra il soccorso delle colonnine; mercè queste, 
però, il frontispizio dell’arco prese maggiore importanza e svi- 
luppo, divenne come quello d’un ciborio; l’arca, come l’al- 
tare sottopostovi. Ai Santi Giovanni e Paolo in Venezia si 
possono vedere parecchi saggi del modo, proprio del luogo, 
d’ornare i sarcofagi nel Trecento: nella prima e nella se- 
conda cappella a destra, come nella prima e nella seconda 
cappella a sinistra dell’altar maggiore; e nel fianco della 
porta a destra. Così nella prima cappella a sinistra della 
chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari. Si trova in gene- 
rale la Madonna col Bambino nel mezzo del davanzale del- 
l’urna, e, in campi più rettangolari, a sinistra l’Annunciata, 
a destra Gabriele. 
Conservò Andriolo de Sanctis la Madonna nel mezzo del- 
l’urna (fig. 627), e pose l'Annunciazione sull’arcata; la fronte 
dell'arca, ridotta pala d’altare, con la Madonna nel mezzo, gli 
! Lettera del Petrarca a Giovanni Aretino (Opera latina, Basilea, 1554, pa=- 
gina 1103).
	        
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