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ziana che alla fiorentina. Si osservino nel movimento delle vesti
quelle costole delle pieghe che si torcono, rompendo le ondu-
late curve o il loro parallelismo, come le linee tirate a fil di
piombo; e si vedrà una forma speciale dell’arte ispirata dai
fratelli dalle Masegne. Possiamo chiederci quindi se qui si
tratti di opere di Giovanni di Riguzzo e de’ suoi compagni;
e ci parrà probabile, ricordando che quel maestro lavorò anche
a Bologna nel 1384 nel palazzo de’ Notai, * e più tardi in
San Petronio. Il San Paolo dello zoccolo della facciata di
quella chiesa fa fede intanto che Giovanni di Riguzzo era
un degno maestro, e che a lui possono convenire alcune
sculture dei nicchi circolari della loggia bolognese del Car-
robio.
Altri maestri veneziani, degni di contrastare il predominio
ai fratelli dalle Masegne, si ritrovano a Bologna, intenti a
scolpire con forza nuova, precorrendo Jacopo della Quercia, i
quadri sotto i finestroni ai lati di San Petronio: finestra V
e VI nel lato sinistro; finestra III alla VI compresa, nel lato
destro (fig.699 a 713). Le loro figure dal petto largo, dal ventre
turgido, con la testa all’indietro, potenti, energiche, amplis-
sime, hanno barbe e capelli mossi come da vento turbinoso;
le dita delle mani un po’ grosse e poco mobili; le pieghe pro-
lisse, talora a fusetti lunghi ed incavati. Spiegano quei Pro-
feti e quei Santi i loro rotuli, che s’arricciano, e si stendono
anche come drappi aggirati dal vento.
Ora questi maestri novissimi e grandi, che precorsero
al capolavoro della scultura quattrocentista veneziana, quale
è l’iconostasi dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia, s'incon-
trano altre volte a Bologna. Innanzi alla porta di San Fran-
cesco vedesi il monumento di Pietro da Canetolo (fig. 714), le-
gista e milite famoso (+ 1403). A questa data all’incirca giu-
I ORrIoLI, op. cit., pag. 290.
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