Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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icola e di Gio- ziato a Pisa nel convento dell’Ordine.' Quella data basta di 
Francesco, ma per sè a mettere in gran sospetto che il giovane frate si 
nmatica di Gio- adoperasse intorno al pulpito del duomo di Cagliari, e che 
li Jacopo della lo cominciasse a scolpire proprio nel 1257, nell’anno stesso 
sori senesi pieni in cui il Conte di Capraia con le armate pisane vinse la 
'ovanni Pisano, Sardegna.* La prima opera del frate è l’arca di San Do- 
tratterrà gl’ im- menico a Bologna, che Nicolò dell’ Arca, Michelangelo e 
Alfonso Lombardo arricchirono. I resti mortali del Santo 
u Giovanni Pi- riposavano sin dal 1233 in un’urna di pietra, in attesa di 
per la Toscana sepolcro grande e magnifico, che fu apprestato nel 1267 
a Padova, ove per le sacre reliquie, delle quali ai 5 di giugno si fece la 
bello delle Ma- solenne traslazione.’ Tutti gli antichi storiografi l’assegnarono 
‘opaga in Italia a Nicola d’Apulia tra gli anni 1225-1231, finchè Virgilio 
Vicola, Arnolfo, Davia, mosso da un lieve dubbio del Malvasia, accennò in 
a a Roma, ove qualche modo alla data vera dell’arca; e la Cronaca del con- 
lielmo, altro di- vento di Santa Caterina, pubblicata dal Bonaini, e gli Annali 
di San Dome- mss. del convento medesimo, confermarono il compimento 
lare delle forme dell’opera nel 1267, « tempore F. Iohannis Vercellensis, ma- 
porte di bronzo gistri Ordinis ». Oltre che per la data, l’antica tradizione che a 
trionfante l’arte Nicola d’Apulia attribuiva il lavoro, doveva essere riveduta e 
io, di Nino Pi- corretta. Ma la citata Cronaca del convento di Santa Cate- 
, che scolpirono rina di Pisa, che dà il nome di fra’ Guglielmo come archi- 
Lomo d’Orvieto, tetto dell’arca, di Nicola come scultore, disseminò una notizia 
irenze, che con che condusse tutti in errore, meno il Cavalcaselle, il quale 
ticabili agli scul- non si fidò di questo passo corrotto del cronista: « Frater 
ati di Balduccio Guilielmus, conversus, magister in sculptura peritus, multum 
ea Pavia portò laboravit in augmentando Conventum. Hic, cum beati Do- 
no. Così mentre minici corpus sanctissimum in solemniori tumulo levaretur, 
la d’ Apulia, s’in- quem sculserant magistri (szc) Nichole de Pisis, Policretior 
tra parte, da Mi- 
o forme che alla 
i ! Cronica antiqyua conventus Sanctae Catharinae de Pisis, in Archwio storico 
sino al corona- italiano, tomo VI, parte II, con annotazioni di FRANCESCO BONAINI, Firenze, 1845. 
2 Cir. vol. III della Storia dell’arte italiana, pag. 920-931, 936. 
' o 3 VIRGILIO DavIa, Memorie storico-artistiche intorno all’arca di San Domenico, 
fra Guglielmo. Bologna, 1838: Padie MArRcHESE, Memorie dei più insigni pittori, scultori e are 
ece il suo novi- chitetti domenicani. Bologna. Romagnoli, I, pag. 95. 
VENTURI, St» ia dell’ Arte italiana, IV
	        
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