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mercè Dornenico, il quale fa ad essa puntello con gli omeri.
Alla visione si associa, nel riquadro, l’esame della Regola
domenicana per parte del Papa, e quindi la consegna della
Regola stessa approvata. Anche qui fra’ Guglielmo non riesce
a raccontare, a esporre chiaramente e vivamente le cose:
l’unico gesto alquanto animato è sempre quello del Santo,
che protende la testa fuor del cappuccio, come testuggine
dal guscio. Il Pontefice in cattedra, visto di faccia a sinistra,
è ispirato al dittico consolare d’avorio che ispirò Nicola, ma
- dell’antico non conserva più se non i ricami della clamide
e il diadema.
Nelle due facce laterali sono rappresentati, in quella di
sinistra (fig. 34), gli apostoli Pietro e Paolo che consegnano il
bastone del comando e il libro della Regola a San Domenico, il
quale, a sua volta, porge questo a’ suoi frati; nell’altro di de-
: stra (fio. 35), due angeli che recano il cibo, di cui era difetto,
i : al Santo e a’suoi seduti a mensa. Nella prima di queste
ai rappresentazioni, fra’ Guglielmo si attenne ai modelli di Ni-
e cola, anche nel disegnar la chiesa dietro agli Apostoli, simile
pE ad altre del maestro messe ne’ fondi delle sue Natività; ma
continuò a lisciare e arrotondare le figure del tipo tradizio-
nale, anche ben determinato, come quelle dei Santi Pietro
e Paolo. I modelli di Nicola sono ridotti in veste conven-
tuale, tutti resi conformi dalla disciplina e dalla tonsura.
Fra’Guglielmo che aveva veduto nel suo convento Tommaso
i d'Aquino, non s’innalzò all’altezza di pensiero de’ suoi fra-
telli. Egli che aveva sentito i racconti di Jordanus e di Humbert
de Saint-Thomas sulla vita del fondatore del suo Ordine, non
seppe renderne l’eloquenza. Si contentò di rubare uno stinco
di San Domenico, quando si fece la solenne traslazione delle
reliquie del Santo a Bologna, e di lasciarlo poi, giunto agli
estremi, in eredità al proprio convento. Vide la luce dell’arte
di Nicola, e non la seppe riflettere; visse nell’entusiasmo dei
conventi domenicani, e non vi scaldò l’arte sua.