Full text: La pittura del Trecento e le sue origini (5)

im E) 
lo sguardo a terra, tutto avvolto nel manto, passare tra le 
rupi, incamminarsi verso l’ovile delle sue pecore, senza guar- 
dare il cane che gli è mosso incontro a festa, ma che trat- 
tiene lo slancio innanzi alla statuaria impassibilità del pa- 
drone; due pastori, nel vederlo avanzare meditabondo, si 
guardano come di sfuggita, per interrogarsi sull’accaduto; 
le pecore escono e si sospingono fuor dal chiuso. 
Anna intanto (così continua la leggenda) * nel suo viri- 
dario sospirava, dicendo che gli animali i quali camminano 
sulla terra e quelli che nuotano nel mare conoscono i be- 
nefizî a lei negati, e che mentre la terra si copre di frutta 
e fiori, ella era priva d’ogni favore. Un Angelo le apparve 
dall’alto d’una fonte annunciandole il gaudio materno. Giotto 
non rappresentò (fig. 250) Anna nel giardino, ma in una stanza 
con forzieri e un letto coperto di coltre a righe. Ella ha i 
segni dell’affanno e del pianto nel volto; l’Angiolo entra 
come rondine dalla finestra, e alla derelitta orante stende 
la manina annunciante la grazia del Signore. Mentre ciò 
avviene, la fantesca di Anna, in una cameretta contigua, 
sembra sostar dal filare e porgere orecchio, quasi avesse 
udito rumore. La casa d’Anna è come un sacello con quattro 
frontoni triangolari, con una stanzetta aperta che sembra 
un portico o un atrio, innanzi alla porta. Nel frontone ante- 
riore è un clipeo a conchiglia con un busto di senatore retto 
da due genî ignudi: ricordo de’ sarcofagi romani. 
Gioacchino, mentre Anna deplorava la propria vedovanza 
e la sterilità, stava nel deserto, ove digiunò quaranta giorni 
e quaranta notti. Il pittttore lo rappresenta (fig. 251) sulla 
montagna, presso un’ara, dopo avere offerto in olocausto a Dio 
un candido agnello, secondo la volontà suprema dell’Angiolo 
che, come maestoso levita, gli sta di fronte. Gioacchino si 
curva a terra, in atto di farsi. puntello con le mani; le ” 
fiamme escono dall’ara, il fumo s’innalza dall’ostia; l’araldo di 
I Non così nel protoevangelo di Giacomo Minore, ma nelle Omelie del monaco Giacomo. 
FLO
	        
Waiting...

Note to user

Dear user,

In response to current developments in the web technology used by the Goobi viewer, the software no longer supports your browser.

Please use one of the following browsers to display this page correctly.

Thank you.