Full text: La pittura del Trecento e le sue origini (5)

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l’aiuto in alcune parti accessorie: nell’Angiolo, confuso da i 
Crowe e Cavalcaselle col Redentore, che reca la corona - 
alla Speranza: negli altri due Angioli che ammirano la Fede, O 
sporgentisi come da un finestrino, tutti a contorni nerastri, - 
con ciocche di capelli serpentine. Ma lo spirito di Giotto è 
da per tutto nella cappella degli Scrovegni, e in quelle alle- 
gorie, non mai fredde e rispondenti a un vecchio schema, 
sempre animate e moderne. Probabilmente la composizione 
giottesca rispondeva a un testo letterario, trascritto sotto 
le figure allegoriche, del quale oggi restano pochi frammenti 
di strofette ritmiche. Si volle dal Volkmann che fossero com- 
prese di spirito dantesco; ma Dante nelle allegorie delle i 
Virtù ricorse alle forme simboliche de’ Bizantini. Rappre- He 
sentando le tre Virtù teologali, egli figurò la Carita rossa 
di fuoco, secondo la convenzione bizantina, per indicare la i 
luce, il sole, l’ardore; la Speranza color di smeraldo, perchè i 
questa virtù era considerata una pianta vivente, il desiderio - 
umano destinato a rinverdire; la Fede, come neve purissima 
caduta di fresco; mentre la Fede di Giotto è chiesastica, è 
una sacerdotessa, non la candida figlia della Teologia, dan- i 
zante con le compagne ancelle di Beatrice. A questo pro- 
posito, Dante ricordò le ancelle di Diana, le iddie de’ boschi, e | 
chiamò ninfe le Virtù teologali, associando sempre nella Divina ell 
Commedia il moderno all’antico, il Paradiso all’Olimpo. Nel y 
figurare le quattro Virtù cardinali, le vestì di porpora, le Mt 
mosse a festa guidate dalla Prudenza con tre occhi in testa, 
rendendo così l’imagine men verosimile, per indicare che 
questa « richiede buona memoria delle vedute cose e buona 
conoscenza delle presenti e buona previdenza delle future ». 
Giotto la rappresentò invece come una dottoressa seduta al 
suo banco, specchiantesi, e, dietro le bende che ne inqua- 
drano il volto, lasciò scorgere appena un’altra faccia dise- 
gnata secondo le reminiscenze della imagine di Giano bi- 
fronte. Evidente è quindi la differenza tra le concezioni 
dantesche e le giottesche: le prime s’addentrano nella Sco-
	        
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