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della Compagnia della Croce di Giorno, in Volterra. Un
cartello ci avverte che nel 1410 i confratelli allogarono a
quel pittore tutte le storie che adornano l’oratorio, ad ec-
cezione di quattro Avangelisti dipinti da Jacopo da Firenze.
Le istorie della Croce ripetono le invenzioni di Agnolo.
Come di consueto, quando un artista fa il commento figurato
di una leggenda, i suoi successori non ricorrono general-
mente più alla fonte letteraria, ma alla dipinta, e questa
ripetono, elaborano e rinnovano. Un tratto della leggenda
colorita da Cenni di Francesco di ser Cenni (fig. 664) basta
a mostrare come si stampasse sul prototipo di Agnolo Gaddi,
pur non seguendone la maniera, più ispirata a quella di Spi-
nello Aretino, per esempio nelle iridiscenze de’ manti che di
verdi o violetti si fanno gialli nelle parti in luce. Oltre la
leggenda della Croce, Cenni dipinse nell’oratorio la vita
della Vergine, dall’Annunciazione al Zransito, sempre va-
lendosi di motivi pittorici anteriori, ma ottenendo effetti più
chiari e dolci di quel che ottenesse il peggiore e tutto
scuro compagno Jacopo da Firenze.
Nelle orbite dell’arte svoltasi nei due grandi centri pitto-
rici di Firenze e di Siena, si svilupparono scuole locali e si
aggirarono pittori di Volterra, di Pisa, di Lucca, di Pistoia,
d’Arezzo, dell’Umbria e delle Marche. Francesco di Volterra tr
è Francesco Neri, autore di una Madonna, conservata nella Non Ne
Galleria Estense a Modena, detta di Francesco da Voltri per I
la mala lettura dell’iscrizione appostavi. * Uguale errore fece
probabilmente il Da Morrona, citando un quadro con la data
1343 di Francesco Neri da Voltri, esistente al suo tempo
sulla porta del refettorio del soppresso monastero di San
I La mala lettura si deve a ANDREA CAVAZZONI PEDERZINI (7ntorno ad una tavola
di Francesco Neri da Voltri, Modena, 1862); la buona al dott. GIULIO BarrtoLA. Chi ha
poi identificato il pittore di quella tavola con quello del Camposanto è il dott. PIETRO
TOESCA.