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oltre che per le somiglianze delle figure e della composizione,
lo si vede per lo stemma parlante — dei porri — ripetuto
più volte fra gli ornati) il quale gli porge il modello dell’ora-
torio. Dietro al conte sta inginocchiata la sua consorte,
anch’essa di profilo, viso dal profilo bizzarro, spirante arguta
bonomia lombarda; e dietro alla madre, i figli e le figlie. In
alto, di sopra ai devoti, volano le schiere degli Angioli. Seb-
bene le mani delle figure siano meno precisamente segnate
che nello Sposalizio di Santa Caterina, tuttavia le parti del-
l’affresco meglio conservate (per esempio, il viso del bimbetto
più piccino) mostrano la stessa tecnica. È il medesimo altis-
simo maestro lombardo.
Sulla parete di fondo la Crocefissione — assai guasta —
ha nelle carni e nelle vesti toni meno delicati di colore.
Pare si possa concludere che qui collaborarono due pittori.
Il « maestro » è quello che dipinse lo Sposalizio e gli O ffe-
renti: un pittore dai caratteri schiettamente settentrionali,
caratteristico per la dolcezza del colorire; l’< aiuto», specie
nella volta, presenta qualche carattere comune con Giovanni I
da Milano, e colorisce più vividamente le figure. L’esecu- '
zione è di parecchi anni anteriore a quella citata dell’ora- i
torio di Lentate, come fa credere anche la diversa età degli SES
stessi divoti. Il maestro è quello che eseguì la parte mi
gliore degli affreschi di Lentate. Ù
Sulla facciata dell’Oratorio di Santo Stefano a Lentate, LT
sul Seveso, si rivedono gli stemmi dei Porro, ricordo della Se
pietà di Stefano Porro, creato conte famigliare e consi- !
gliere del sacro imperial palazzo da Carlo IV, con privilegio !
del 6 settembre 1368.* Nell’interno v’è un sarcofago, con
una lunga iscrizione:
+ ANNO DNI MCCCLXVIIIL INDICTIONE VII.
Ma la data non è quella della morte del Porro, vissuto
1 GIULIO GCAROTTIT articolo citato: