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Scultori veneti del ’400 — Maestri veronesi, vicentini e padovani — La bottega
dei Bon a Venezia — Seguaci dei Bon in Dalmazia: Giorgio da Sebenico e
Andrea Alessi — Altri dalmati: Francesco Laurana e Giovanni da Traù —
Antonio Rizzo veronese — Pietro Lombardi e la sua bottega — Diffusione
dell’arte dei Lombardi.
Verona, così affollata di tagliapietra nell’età romanica,
non manifesta fervore di vita nella scultura. Abbiamo già
veduto Giovanni di Bartolo, detto il Rosso, e l’umile maestro
che coprì di terrecotte là cappella Pellegrini in Sant’Ana-
stasia; e ora vediamo uno scultore veramente veronese,
ancor prossimo per la eleganza de’ costumi delle figure ai
miniatori e pittori concittadini, come Stefano da Zevio, il
Pisanello e Matteo de’ Pasti. Un suo rilievo del 1436," nel
Museo Civico di Verona (fig. 660), rappresentante San Mar-
tino a cavallo mentre è richiesto d’elemosina da un povero,
mostra appunto la soggezione del plastico alla pittura: il
Santo ricorda i timidi angioli nei prati fioriti di Stefano, o
i paggi dalla bionda zazzera e dalla tunica a cannelloni nelle
composizioni det Pisanello. Lo stesso maestro si rivede nei
frammenti dell’antica decorazione di Sant'Anastasia, erronea-
mente creduti assai posteriori, a causa della tarda incorni-
ciatura. Le due formelle rimaste rappresentano la Predica di
San Pietro Martire (fig. 661) e il suo Martirio (fig. 662): nella
prima vediamo le nubi a nastri; nel secondo il campo sparso
d’alberelli e cespugli, le forme consuete ai pittori.
Non conosciamo altro del gentile scultore veronese. Più
1 PIETRO TOESCA, Ricordi d’un viaggio in Italia in L'Arte, 1903, pag. 231.
VENTURI, Storia dell'Arte italiana, VI. 2
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