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voto e magnificenza di principi, si fondava la Certosa, e si
costruivano i chiostri, che poi una legione d’artisti lombardi
adornò secondo il volere di Gian Galeazzo Visconti e dei
suoi eredi superbi.
Un gran silenzio d’arte si era fatto nel Trecento in Roma.
Lontana, ad Avignone, la Corte papale, discordie intestine,
tumulti di popolo, fazioni, nuove rovine crollanti sulle an-
tiche. Al giungere del ‘400, si affaccia uno scultore erede
delle tradizioni trecentesche, Paolo Romano. ll suo nome
appare inscritto nella tomba di Bartolomeo Carafa (+ 1405),
cavaliere Gerosolomitano, in Santa Maria del Priorato di
Roma (fig. 20). Non rimane più del sepolcro se non il sar-
cofago con sopra la statua distesa del cavaliere, che tiene
l’elsa dello spadone tra le mani conserte sul petto; e con
lo stemma del defunto, chiuso tra colonnine tortili, due volte
ripetuto nella faccia anteriore, di qua e di là della lunga iscri-
zione.” Certo il monumento per forma corrispondeva ai tanti
sepolcri che si vedono nelle chiese napoletane, come vi corri-
sponde quello dei fratelli Francesco e Niccolò degli Anguillara
(+ 1406 e 1408), in San Francesco a Capranica di Sutri (fig. 21),
giustamente ascritto a maestro Paolo. In quest’arca i defunti
sono coperti da un baldacchino stirato da due angioli, e ci
appaiono come nell’interno d’una camera ardente, stesi, co-
perti d’armi, con la testa poggiata all’elmo che fa da ori-
gliere, disposti in un piano inclinato. Sul soffitto del baldac-
chino si erge la statuetta di una Madonna supplicata dai due
fratelli defunti, un tempo presentati alla Vergine dai loro
santi patroni, figurati nelle statuine ora poste su. pilastri della
scalinata esterna della chiesa. Tutto dimostra che il marmo-
Iv. BELTRAMI, La Certosa di Pavia, Miiano, Dumolard.
2 LisettA CiAccIo, L’ultimo periodo della scultura gotica a Roma (Ausonia, a. I,
Roma, MCMVI); LAURA FILIPPINI, Magister Paulus (L’Arte, a. X, fasc. 11, 1907, pa-
gina 117 e seg.).
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