Jacopo della Quercia — Sua vita ed opera — Suoi seguaci nell’ Emilia — Terre-
cotte emiliane, venete, lombarde — Maestro della cappella Pellegrini — Eredi
di Jacopo in Toscana — Lorenzo Ghiberti — Le porte di bronzo del Batti=
stero di Firenze e altri suoi lavori — Suoi artistici discendenti negli Abruzzi
e in Toscana — ll Brunellesco — Suoi seguaci — Bernardo Ciuffagni — Nanni
di Banco — Nanni di Bartolo — Niccolò di Piero e Gio. di Martino da Fiesole —
“ Fallimagini , toscani in terracotta, cera, stucco.
Jacopo della Quercia © rappresenta il ritorno verso le
forme degli avi etruschi. Per lui rivive, come per un’intima
ingenita forza, lo spirito, il sentimento naturalistico dell’an-
tica arte indigena; riede con lui l’amore al forte rilievo,
alla pienezza, alla gagliardia che distinse lo stile etrusco
nel suo maggiore sviluppo.
Trasfigurate nella coscienza popolare, erano riapparse e
riapparivano antiche forme: la rappresentazione degli affetti
familiari sulle tombe tusche, quale si vede nella coppia degli
sposi abbracciati del museo Gregoriano, torna nell’arte; si
conservano i troni per i simulacri de’ personaggi defunti o
divinizzati; riappaiono ai piedi de’ monumenti sepolcrali le
sfingi dell’entrata de’ sepolcreti; si rivedono i capitelli con
teste umane nelle quattro facce tra le volute, quali si videro
a Sovana, a Orbetello e a Volterra. Rimane ne’ sepolcri la
forma del defunto disteso sul letto di morte, secondo l’uso
antico di fare un letto del coperchio del sarcofago, conforme
al rapporto segnato tra la morte e il sonno; s’inscrivono
1 I documenti antichi lo dicono della Guercia. Primo a chiamarlo della Quercia fu
il MALAVOLTI, poi il VAsARI. Della Guercia e della Quercia non si equivalgono. Il CAar-
PELLINI suppone che della Guercia derivi da guerco. Più naturale il pensare che, dal
difetto di una ava o della madre guercia, derivasse questo soprannome.
TI.