Full text: La scultura del Quattrocento (6)

ASA 
fine del ‘34. A quel tempo erano già a posto i pilastri con 
le storie del Vecchio Testamento. I Senesi avendolo eletto 
Operaio del Duomo, Jacopo si recò a Siena, tornò a Bologna 
e a Siena di continuo, finchè nel 1438 il Senato di Bologna, 
che ne sollecitava il ritorno, per il compimento delle porte, 
ebbe in risposta dalla Repubblica senese che l’artista era 
morto. 
La Madonna sulla lunetta della porta (fig. 37) assomiglia 
a una figura di Virtù della Fonte Gaia, ma con aspetto me- 
lanconico, pur conservando la rotondità del volto e l’opulenza 
delle forme. Il Bambino è sano e forte; e la divina Madre 
ne tiene dolcemente il corpicino vivace. Qui grandiosa la 
linea del gruppo, plastica forza, monumentalità michelan- 
giolesca. Così nella statua solenne di San Petronio (fig. 38) 
allato alla Vergine, in quell’ammasso del paludamento dalle 
pieghe tormentate, con le mani in cui s’inturgidano le vene 
per il fluire del sangue vigoroso.’ Qui, nel tutto tondo, Jacopo 
della Quercia trovò forme più ampie e libere che non nelle 
figure de’ compartimenti del polittico della famiglia Trenta 
in San Frediano di Lucca; e ne’ bassorilievi de’ pilastri, dove 
si svolgono le storie della Genesi, mostrò l’arte stessa della 
predella di quel polittico. 
Le scene della Genesi cominciano con quella della Cr7ea- 
zione dell’ Uomo (fig. 39). Adamo, come poi nell’affresco di 
Michelangelo nella Cappella Sistina, siede a terra e, per la 
benedizione dell’Eterno, sente la vita destarsi. Ancora con- 
fuso, intorpidito, apre la destra per meraviglia, con lo sguardo 
verso Dio spirante onnipotenza dal capo che par quello di 
Giove, solennità nella grandiosa figura sacerdotale. Il tronco 
e l’attaccatura dell’erculeo e carnoso braccio di Adamo paiono 
studiati da un capolavoro greco. 
I La statua di Sant'Ambrogio che fa riscontro al San Petronio (fig. 38) fu lasciata 
probabilmente incompiuta da Jacopo e finita da Domenico de Janni da Varignana. I P7o- 
feti che girano intorno alla lunetta, meno il Mosè presso la chiave dell’arco, opera di 
Amico Aspertini, sono stati eseguiti da Antonio di Minello da Padova e da Antonio da 
Ostiglia. (Cfr. a quésto proposito il DAvIA e il GATTI, op. cit.).
	        
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