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ha le palpebre chiuse; le ombre cadono dalle sopracciglia
contorte; le membra pendono inerti.
Donatello, che, secondo una tradizione raccolta dal Va-
sari, gareggiò col Brunellesco nell’intagliare il Crocefisso in
Santa Croce, appose alla croce un uomo potente che i flagelli
e le ferite non infiacchirono e che la morte non domò; il
Brunellesco espresse il dolore e la morte nell’immagine
dell’Uomo-Dio esposto sul legno della croce. Appena Dona-
tello negli occhi stretti, nelle labbra semichiuse di Cristo,
indica la fine della tragedia del Golgota; con un senso di
pietà il Brunellesco informa la figura del Sacrificio divino.
Entrambi s’ ispirano all’arte trecentesca, ma mentre il primo
ingrossa, rinsalda la forma, il secondo si attiene al tipo con-
sacrato da Giotto, cerca l’idea che è luce della forma, e ban-
disce con l’opera sua che la verità della vita non è la ve-
rità della superficie. *
11 Brunelleschi fece pure « di sculture di legname e colorì
una Santa Maria Maddalena, tonda, come naturale, e poco
meno di grandezza, molto bella, la quale arse nella chiesa
di Santo Spirito nel 1471, quand’egli arse la chiesa », €
« in quanto al maestero della scultura fece dell’altre cose,
e di bronzo e d’altro, molto belle secondo la fama di chi
fu suo contemporaneo ». - Ma nulla ne resta, e solo pos-
siamo soggiungere che nel 1415 a lui e a Donatello fu al-
logata una figura di marmo coperta di piombo dorato, per
uno degli sproni di Santa Maria del Fiore; ? e che più tardi
1 MARCEL REYMOND (op. cit., II, pag. 72) ritiene che un gran lasso di tempo sia
stato tra il saggio del concorso e il Crocefisso di Santa Maria Novella, anzi che questo
sia posteriore al 1430, © quindi che quello di Donatello debba pure classificarsi nella de-
cade 1430-1440. Ma basta mettere a confronto quel Crocefisso con l’altro eseguito da
Donatello (1444) nella chiesa del Santo a Padova per renderci accorti che tra il primo
e il secondo dovettero intercedere molti anni. Ciò vedremo particolarmente in seguito.
Notiamo però che il Vasari, nel raccontare l’aneddoto dei due Crorefissi del Brunelle-
schi e di Donatello, dovette attingere a fonte diversa dall’Anonimo, e che non ricorse
per informazioni a questo soltanto, come crede il Reymond (cfr. von FABRICZY € A. CHIAP-
PELLI, opere citate).
2 Cfr. HOLTZINGER, Op. cit., pag. 8.
3 MILANESI, note al VASARI, II, pag. 391 € 427.