Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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intorno al sepolcro, condotte in modo grossolano. Probabil- 
mente nel Cristo e negli angioli specialmente ebbe un aiuto 
locale, perchè non è credibile che l’artista abbandonasse in 
quelle figure, quasi inutile materiale, ogni forma toscana. E 
come nel culmine del sepolcro, così nella stessa chiesa di San 
Fermo, in un Redentore, non considerato sin qui (fig. 121), si 
vede come Nanni non fu affatto dimentico degl’ insegnamenti 
di Donatello. 
Un’altr’opera in Verona è supposta di Giovanni di Bar- 
tolo, e cioè il monumento di Cortesia Sarego (fig. 122), in 
Sant’Anastasia. * Qui pure lo scultore si attenne a tipi mo- 
numentali del luogo, e ricordò particolarmente i mausolei 
degli Scaligeri nell’innalzare la statua equestre sul sarcofago 
retto da mensole, coperto da un acuto baldacchino con ampie 
cortine che due uomini d’arme tengono distese. I due armigeri 
hanno riscontro con quelli dormienti nel sepolcro Brenzoni in 
San Fermo, e quindi anche col manigoldo del gruppo del Gz1- 
dizio di Salomone, nell'angolo nord-ovest del Palazzo Ducale a 
Venezia, che ben può ascriversi a Nanni di Bartolo (fig. 123). 
Nel manigoldo su cui restano riflessi dell’arte donatelliana, 
nelle pieghe larghe de’ drappi che paiono di cuoio, lo scul- 
tore manifesta ancora la natura fiorentina, modificata in parte 
secondo le tendenze pittoriche settentrionali. E richiama an- 
cora le edicolette con arcatine pensili nella determinazione 
del fondo della figura di Salomone, o nella rappresentazione 
schematica del palazzo reale, così come il Ghiberti aveva 
usato nel fondo de’ bassorilievi della seconda porta del Bat- 
tistero, ma, a togliere la divisione della scena per lo spigolo 
del muro, fece spuntare dalla base un grande albero di fico, 
1 Bone, Denkmiiler cit., testo a pag. 44, tav. nel vol. IV, n. 155. 
2 Il PAOLETTI (op. cit., parte I, pag. 17 e seg.) suppose che il Giudizio di Salo- 
mone potesse essere di Nanni di Bartolo, guidato dai rapporti veduti dal Mexyer tra il 
monumento Brenzoni e quello del Beato Pacifico a Santa Maria de’ Frari; ma poi con 
una serie di punti interrogativi menomò l’importanza dell’ipotesi.. Non può darsi, si 
domandò, che certe forme fossero proprie anche d’altri toscani, o di un allievo del Rosso 
e da questo indirettamente ispirato o di un allievo « forse più ricco di sentimento este- 
tico» (!) o proprie di tutti e due, dell’allievo e del Rosso? 
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