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Egli trasformò i personaggi biblici in classici, adattò le
forme delle antiche statue alla rappresentazione degli avve-
nimenti sacri, e, come dimostra il Cavaspino clamidato, con
tanta libertà, che non si riconosce facilmente il tipo da cui
deriva. Imitando la mossa elegante, l’atteggiamento, il Bru-
nellesco volle sfuggire il nudo, per il decoro della scena,
la quale, come già dicemmo, doveva esprimere il contrasto
del mondo pagano col mistero cristiano della Redenzione
significato nel Sacrificio d’ Isacco. Non un’imitazione servile,
bensì quella d’un artista che ha osservato e penetrato, che
ha assimilato le belle cose vedute, sa renderle a modo suo,
adatta nelle proprie concezioni uomini e cose d’un mondo
caduto. Donatello, compagno del Brunellesco nella ricerca
delle manifestazioni di vita classica, non arrivò da principio
a una riflessione così originale dell’antichità. Naturalista, che
non ammetteva limitazioni alle ricerche della verità e del
carattere, tolse principalmente a prestito dalle statue romane
il drappeggio dei pallii e, riprodottolo nelle linee generali,
rese nel particolare la varietà delle stoffe e de’tessuti, le
pieghe multiple, abbondanti, facili. *
Non è secondo il vero l’affermazione del Vasari, che il
Brunellesco venisse a Roma con l’animo deliberato e il pro-
posito ben definito di restaurare l’architettura antica. Tale
intenzione poteva supporla il Vasari che vedeva il maestro
da lontano, predestinato alle grandi cose. Questi però, nato
nel Trecento, soggetto ancora alle forme gotiche, non poteva
improvvisarsi novello Vitruvio. E Donatello pure, giovinetto,
e Romani e d’altre nazioni sono state trafugate e portate € mandate via ». Contro la
notizia che il Brunellesco venisse a Roma appena finito il concorso, stanno queste: che
Donatello, compagno del viaggio, alla fine del 1403 era messo nel novero degli aiuti del
Ghiberti per il lavorìo della porta ; che il Brunellesco il 2 luglio 1404 era matricolato
tra gli orafi fiorentini. HUGO VON TscHupI (Donatello e la critica moderna in Rivista
Storica italiana, Torino, 1887) nega il primo viaggio di Donatello a Roma. A parte gli
indizî che si possono ricavare dalle forme donatelliane, non si può negar fede all’Ano-
nimo, che scrisse: « Ebbe (Brunellesco) in questa stanza di Roma quasi continovamente
Donatello schultore, e originalmente v’andaron d’accordo rispetto alle cose di scoltura
schiettamente e a quelle attendevano continovamente » (FRrEY. op. cit., pag. 75).
I A. VENTURI, 7 classicismo nella scultura italiana primitiva (Rassegna Contempo-
ranea, anno I, febbraio 1908, Roma).