Full text: La scultura del Quattrocento (6)

72. 
Monte.’ Servì Luca della Robbia nel lavoro delle porte 
della sagrestia nel Duomo di Firenze, sin dal 1437 allogate 
a Donatello e quindi date a fare nel ‘46 a Michelozzo, a Luca 
della Robbia e a Maso di Bartolomeo. Morto questi intorno 
al ‘56, Giovanni suo fratello assunse di nettare i telai della 
porta della prima sagrestia e di commetterne i battitoi.* 
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Quando Donatello nel 1432 fu a Roma, ebbe rapporti 
con Simone fiorentino, il quale, secondo il Vasari, « avendo 
lavorato il modello della sepoltura di Papa Martino V, mandò 
per Donato che la vedesse innanzi che la gettasse». E sog- 
giunge il biografo aretino che Donatello e Simone furono 
forzati da Eugenio IV ad « adoperarsi in fare l’onoratissimo 
apparato della festa » ’ per l’incoronazione dell’ Imperatore 
Sigismondo. Ora quel Simone, che il Vasari chiama erro- 
neamente fratello di Donato, fu identificato poco sicuramente 
con Simone di Giovanni Ghini, orafo fiorentino, nato nel 1407, 
matricolato nel 1421, * e da non confondersi con Simone di 
Nanni Ferrucci da Fiesole. 
’ MILANESI, note al VASARI, IL, 291. 
2 Ip., note al VAsARrI, II, 172 e 401. Nelle note di queste pagine il commentatore 
ora indica il 28 di febbraio 1445-46, ora il 28 febbraio 1440, come data dell’allogazione 
i, della prima porta della sagrestia a Michelozzo e compagni. Veramente la prima data è 
' la vera (cfr. C. v. FABrICZY, Michelozzo cit., Urkundenbeilagen, 111, 14). 
3-“VASARI, ed. cit.; 11,458 e seg. 
4 MILANESI, note al VASARI, Il, pag. 459 e Alberetto dei Ghini a pag. 465. In un 
libro d’entrata e uscita della Compagnia di Sant’Agnese presso la chiesa del Carmine 
in Firenze, scritto da Neri di Bicci pittore, è parola di un rilievo fatto (a. 1467) per la 
Compagnia stessa da Simone intagliatore che fu discepolo di Donatello. Il MILANESI sup- 
pone trattarsi di Simone di Nanni Ferrucci, per certa distinzione arbitraria da lui fatta 
sull’appartenenza delle opere di marmo al Ferrucci, di quelle di getto al Ghini. È difficile 
supporre poi che l’orafo Ghini fosse quel Simone di cui parlano la tradizione e il Vasari. 
Le notizie relative a quell’orafo, pubblicate dal MUNnTtzZ (Les arts à la cour des Papes, Î), 
non sembrano relative al fonditore in bronzo della lastra tombale. Il SEMPER (op. cit., 
pag. 41) suppone che si tratti di Simone di Andrea orafo, che nel 1406 fu col Brunellesco 
e con altri maestri nel Consiglio dell’Opera di Santa Maria del Fiore; ma esso è troppo 
antico. S’ incontra anche il 20 marzo 1398 tra gli stimatori d’un’opera di Pietro di Gio- 
vanni Teutonico per la stessa chiesa. Piuttosto si può ricordare, per servire a una ricerca 
d’identificazione, Simone d’Antonio scalpellino senese, che fece nel 1419 un modello per 
la cupola del Duomo di Firenze; un altro Simone di Andrea, di cui è parola nei Do- 
cumenti del MILANESI; e un Simone di Domenico fiorentino ricordato dal TANFANI.
	        
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