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ficio condotto alla veneziana da Giorgio da Sebenico. Come
prima si diffusero per la Dalmazia le forme d’arte di questo
maestro, così poi le belle cornici padovane toscane classi-
cheggianti di Niccolò si stesero ai frontespizî delle chiese
dalmate, e si volsero lungo gli archi di coronamento e in-
torno ai quarti di cerchio messi a rinforzo de’ timpani nei
frontespizî.
Nella loggia veneziana di Traù si può vedere un seguace
di Niccolò fiorentino. Vi si ripetono le candeliere toscane;
e nelle figure i drappeggi e il loro cadere strizzati a curve
sui piedi. La decorazione del seguace di Niccolò si fa gonfia
e barocca, tanto che ad alcuno che pose mente in partico-
lare a parti aggiunte o rilavorate, parve secentesca. Sul
Leone di San Marco è un globo; su questo siede la Giustizia;
due angioli stendono cartelli; due Santi, Lorenzo e Giovanni
Orsini, assistono al trionfo di Venezia. Pure nella torre
dell’Orologio, prossima alla loggia, scorgesi un seguace di
Niccolò nel Redentore e nel San Sebastiano; e nel paliotto
d’altare di San Domenico di Traù se ne osserva un altro
nella scultura de’ Santi Girolamo, Lorenzo e Giovanni Orsini,
entro nicchie fiancheggiate da pilastrini scanalati.
Giovanni da Pisa, altro aiuto di Donatello, che, secondo
l’Anonimo Morelliano, il maestro « menò seco a Padova», :
lo abbiamo veduto lavorare intorno agli angioletti musi-
canti? e ai simboli evangelici per l’altare del Santo, e lo
vediamo ora nella pala della chiesa degli Eremitani (fig. 294)
ricordare la sua educazione a Firenze, ripetendo alla grossa,
nel fregio della pala, la composizione della danza degli an-
I Lo ScHUBRING (Urbano da Cortona cit., pag. 9) lo suppone compagno di Dona-
tello nel lavoro del Crocefisso, e invece i documenti relativi a questo accennano a Gio-
vanni Nani fiorentino, da non confondersi con Giovanni da Pisa.
2 Per la gran fronte bombata e il breve nasetto potrebbe appartenergli l’angiolo che
suona i piatti.