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ficeria, in terracotta, in legno e in marmo ‘ fece il Vecchietta,
il quale esercitò un grande influsso sui senesi più giovani
di lui, che studieremo in seguito.
Oltre le opere del Vecchietta ispirate a Donatello, ne
abbiamo parecchie a Siena che si conformano ai modelli
del maestro. In San Francesco, una Madonna (fig 318), che
sembrò corrispondere in qualche modo alla maniera d’An-
tonio Federighi,. è una riduzione con varianti della Madonna
donatelliana, di cui sono esemplari a Padova, nel Museo e
presso il Conte Camerini, e a Verona nel Museo Civico; così
che conviene ritenerla un’immagine riflessa di quelle, quindi
lavoro probabile di Urbano da Cortona. Un’altra Madonna,
detta del Perdono, nella porta laterale a mezzogiorno del
Duomo di Siena (fig. 319), è creduta del tempo più tardo
di Donatello,’ eseguita però da un suo cooperatore. Pare di
riconoscervi uno degli scultori che collaborarono con lui nel
pergamo del Duomo di Prato, o almeno alcuna somiglianza
fra le teste d’una formella meno accurata de’ fanciulli del per-
gamo con questa del divin Bambino.
Gl’influssi di Donatello continuarono, e si notano perfino
nella decorazione della porta della chiesa di Fontegiusta
(fig. 320), recante la data del 1489, tardo lavoro di Urbano
1 Cfr. MILANESI, Documenti cit., e notizie biografiche nel vol. IV del ms. del RomMA-
GNOLI (1772-1848) riportate dallo SCHUBRING, Die Plastik Senas cit., pag. 105-107. Lo
SCHUBRING non assegna a lui, quantunque per il modo di piegare si dimostri proprio suo
e non del Federighi, il San Giovanni Evangelista all’entrata della Libreria nel Duomo
di Siena; e gli assegna invece lo stemma dei Piccolomini in Siena nella Via di Città,
fatica più probabile di Urbano da Cortona: lo stemma è retto da due angioli, l’uno col
corpo fa un arco inverosimile, il secondo è puntellato da una gamba che pare una clava,
e perde l’altra tra le pieghe arcuate della tunica. 1 due putti che stanno nell’alto fanno
un ghigno, e puntano i piedi sulle nubi, ora uguali a fusi, ora a frammenti di roccia
appiccicati ai piedi di quegli spiritelli; e la gamba che sta più indietro, si rattrae o s’ac-
corcia fuor d’ogni legge. Tengono i due putti la tiara papale, che pare un campanone.
Lo ScCHUBRING (Die Plastik, ecc., pag. 97) assegna anche al Vecchietta un San Berna7-
dino in legno, nel Duomo di Narni: figura troppo semplice, dalle pieghe troppo poco
complicate per ascriversi a quel maestro. Lo stesso autore ritiene che sia stato esemplare
al Vecchietta il tabernacolo in marmo nel Duomo di Pienza, eseguito con tutta proba-
bilità nel ’500 (Die Plastik, ecc., pag. 92).
2 SCHUBRING, Die Plastik, ecc., pag. 76.
3 BopDE, Florentiner Bildhauer cit., pag. 108. — SCHUBRING, Urbano da Cortona cit.,
pag. 39, nota I.