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pati intorno al libro di canto, con le teste riunite, con le
bocche aperte come se la voce in quel momento squilli so-
nora ed alta. Anzi allungano tutti il collo per aiutare la voce
a squillare, ed uno anche si torce per lo sforzo del grido,
mentre il direttore del coro solleva la mano arditamente.
Così Luca della Robbia tradusse il Salmo di Davide in
canzone toscana.
Fece una cornice del pergamo Nanni di Miniato detto
Fora: è il solo nome di assistente che s’incontri nel lavoro
compiuto da Luca intorno il 1438, murato in Santa Maria
del Fiore sopra la sagrestia a sinistra, tolto dal luogo nel 1688,
ricostruito modernamente nel Museo dell’Opera.' Ma le parti
architettoniche, meno poche rintracciate in questi ultimi anni,
andarono perdute; e con esse anche i due angeli nudi posti
sulla cantoria, de’ quali parla il Vasari. Luca si mostra non
padrone delle leggi del bassorilievo, come già erano Dona-
tello e il Ghiberti; e la distanza delle figure tra loro è sempre
tanto breve da non permettere che quelle sul davanti siano
così diverse di rilievo da quelle ugualmente grandi che stanno
dietro, ne’ piani prossimi. L’amore della simmetria e del.
l’equilibrio delle parti, tanto grande in Luca della Robbia,
come la tendenza a riempire interamente i campi del rilievo,
lo costrinse a qualche ripiego, a qualche intrusione di figure
e a qualche sforzato atteggiamento di teste entro le com-
posizioni schiettamente divisate. Un senso di pudicizia e di
candore emana da esse; è la dolcezza che avvicina Luca al
Ghiberti.
Più ampio, sculturale e pieno di questi, lo studia nel fare
le arieggiate vestimenta delle sonatrici di salterio e di cetra,
pur correggendone le curve gotiche; ma a Donatello meglio
si approssima, pur semplificandone le forme, raddolcendole,
calmandole.
Al tempo dell’esecuzione della cantoria vanno classificate
1 Cfr. a questo proposito il MARRAI, op. cit.