Full text: La scultura del Quattrocento (6)

curvi; egli china gli occhi verso la terra, sollevando come un 
orante le braccia. Tra i due alberi tradizionali di palme, Maria 
| e gli Apostoli s’inginocchiano e guardano sospirosi, invo- 
canti il Redentore; e son disposti ellitticamente, con le solite 
tre figure una dopo l’altra scorcianti, come ne’ rilievi della 
cantoria. 
Mentre Luca poneva mano al primo de’ bassorilievi, pro- 
babilmente gli fu affidata la decorazione della cappella Pazzi 
in Santa Croce, cominciata dal Brunellesco sin dal 1420, 
compiuta nel ’43, forse senza la decorazione che, oltre esser 
l’esempio più perfetto dell’applicazione della terracotta inve- 
triata a un monumento, si eleva coi grandiosi Evangelisti, 
ai quali non dovette essere estraneo l’architetto della cap- 
pella, il sapiente Brunellesco. La profondità del pensiero 
ne’ santi scrittori degli Evangeli, quella terribilità che emana 
da loro assorti ne’ misteri di Dio e dell’avvenire degli uomini, 
non si troveranno più in Luca della Robbia. Dietro agli 
augusti seniori il sole dardeggia raggi all’intorno, ed essi 
scrivono e meditano con espressione d’infinita mestizia. La 
gamma coloristica insolitamente forte, accentuata, attrae lo 
sguardo alle figure semitiche, potenti, stornandolo dai soa- 
vissimi putti in pietra serena di Desiderio da Settignano. 
I Santi Apostoli entro medaglioni, pure eseguiti da Luca 
nella cupola della cappella Pazzi, non hanno lo slancio della 
forma, la grandezza, la drammaticità dei quattro Evange- 
listi: ecco perchè supponiamo il Brunellesco aver diretto o 
fornito disegni per quelle terrecotte invetriate. 
Di quel primo periodo dell’invetriatura possiamo indi- 
care alcune Madonne, nella forma più schietta del maestro, 
più intima e popolare. Ancora con la grazia delle fanciulle 
della cantoria sono due Madonne del Museo di Berlino: 
una (116-A) mostra il Bambino che amorosamente accarezza 
e con le mani prende il volto materno; l’altra (116-P), il 
Fanciullo abbracciato alla Madre che, presane con una mano 
la testina, la stringe alla propria (fig. 377). Una terza Ma.
	        
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