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Taddeo suo padre, il quale suo padre fu battezzato da
Giotto, e fu suo discepolo anni ventiquattro ». * In questo
racconto quasi biblico è segnato l’albero araldico della pit-
tura dominante nel Trecento a Firenze; ma le forme che
Giotto di Bondone colse nella vita, si erano trasmesse in
istampe sempre più logore e guaste.
La scultura, quando fece da sè, intese «< che la più per-
fetta guida che possa avere e migliore timone si è la trionfal
porta del ritrarre di naturale ».° Questo concetto moderno
è esposto da Cennino Cennini medesimo, tra altri contra-
dittorii, ma veramente suoi proprii, come quello che inculca
« di ritrarre sempre le migliori cose che trovar puoi per
mano fatte di gran maestri ».' Quel primo concetto, raccolto
dal Cennini in un campo certo non suo, informa la scultura
fiorentina al principio del ‘400; e lo studio del naturale fu
avvivato da una corrente d’idee germogliate dall’antico. *
Leonardo Bruni, il traduttore di Platone, indicò le storie
da farsi per la terza porta del Battistero fiorentino, illustri
perchè potessero « ben pascere l’occhio con varietà di di-
segno », significanti perchè avessero « importanza degna di
memoria ». È « ben vorrei », scriveva quell’umanista a Nic-
colò d’Uzzano, «esser presso a chi l’avrà a disegnare per
fargli prendere ogni significato che la storia importa ».° Tale
ricerca intima del significato delle rappresentazioni sconvol-
geva le linee schematiche della iconografia trecentesca; e
fu intensa nel tempo in cui Brunellesco leggeva la Bibbia
e gli scritti dei Santi Padri e commentava Dante.
11 rinnovamento iconografico andò di pari passo col te-
I CENNINO CENNINI, /7 libro dell’Arte o trattato della Pittura, Firenze, Le Mon-
nier, 1859.
2 TENNINI, op. cit., cap. XXVIII, pag. 17.
3 Ip., id., cap. XXVII, pag. 16.
4 ALESSANDRO CHIAPPELLI, Gli scultori fiorentini del Quattrocento. La prima gene-
razione (Nuova Antologia, 16 luglio 1889, Roma).
5 La lettera è pubblicata da ToMMASO PATCH, La porta principale del Battistero
di San Giovanni (Firenze, 1773), dal RICHA, dal BALDPINUCCI, annotato dal Piacenza, dal
RuUMOHR (vol. II, pag. 354), dal MILANESI nelle Vire del VAsARI, ed. Sansoni, Il, pag. 237:
dal BROCKHAUS in nota.