Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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St cnico. Con qual fervore si studiassero gli esemplari antichi, 
la Dit. lo dimostra il Ghiberti, che parlando d’una statua dissotter- 
i che rata, da lui veduta in Padova, spiega il nascondimento con 
Se senso pietoso, quasi fosse una salma di persona amata, e ne 
ammira l’arte meravigliosa, e l’accarezza. « Ha moltissime dol- 
Fb cezze», egli dice, «le quali el viso non le comprende, nè con 
An forte luce, nè con temperata; solo la mano a toccarle le 
- trova ». * Così con meraviglia sempre crescente Brunellesco e 
it Donatello cercarono in Roma l’antico, modificando le apprese 
i N abitudini, ingagliardendo la fibra artistica, sognando riforme. 
- O Il Brunellesco, che i savî del Comune fiorentino dissero d77 
CE perspicacissimi intellectus et industriae et inventionis admi- 
- rabilis,” sì addentra nelle cognizioni matematiche e prospet- 
| - tiche, tanto da tener testa in una discussione di geometria 
i a Paolo Toscanelli matematico.® Il Ghiberti fece un estratto 
- di quel che scrisse Plinio sull’arte de’ Greci e de’ Romani, 
i ra cominciò un trattato d’architettura, ragionando della luce, 
o delle ombre, di ottica, di prospettiva, dell’anatomia umana, 
o secondo Avicenna, delle « definizioni, proporzioni e simme- 
pio - trie che usarono e’ nobilissimi statuarii e pittori antichi ». * 
pi Un altro trattato d’architettura scrisse anche Antonio Fila- 
' pe rete, lo scultore delle porte in bronzo di San Pietro in 
NANO Vaticano.’ Doveva quindi prepararsi il terreno su cui regnò 
onto Leon Battista Alberti; e non solo l’architettura, ma anche 
Sca; € la scultura traeva idee rinnovatrici dall’antichità romana. 
MO Intanto lo studio della forma si fa più intenso: i piani 
lisci de’ Trecentisti si frangono per il vivo giuoco delle 
ol te forme col giuoco delle luci e delle ombre; s’incavano i 
' 1 LORENZO GHIBERTI, Terzo commentario, in ed. cit., pag. XII-XIII. Il Ghiberti usa 
le parole su riferite per la statua veduta in Padova presso Lombardo della Seta: esse 
chiariscono quelle dette similmente a proposito dell’Ermafrodito veduto in Roma quando 
si scoprì presso San Celso: « In quesìa eran moltissime dolcezze; nessuna cosa il viso 
ne Lane scorgeva, se non col tatto la mano la trovava ». 
2 CORNEL V. FABRICZY, Filippo Brunelleschi. Sein Leben und feine Werke. Stuttgart, 1892. 
3 Cfr. recensione cit. di PAoLO FONTANA. 
icenza, da 4 GHIBERTI, Terzo commentario, in ed. cit., a pag. Vill. 
gl. 257 5 V. OETTINGEN, Antonio Averlino Filarete’s. Tractat iiber die Baukrunst, Wien, 1890. 
6 EMILIO LONDI, Leon Battista Alberti architetto, Firenze, 1906, pag. 13.
	        
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