Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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quella cassa finale; il passaggio dalle forme quadre alle curve, 
non riescito. Tutte poi quelle figure di Santi, di Virtù e 
d’angioli che adornano il ciborio sono disfatte, come quelle 
del pergamo di Prato. 
In questo scolpì la Danza d Erodiade, facendo un put- 
tino che arriva poco più su del ginocchio d’altri fanciulli, 
e nel fondo della tribuna due faccioni di sonatori di flauto, 
appiattiti, con la testa doppia di quella di Salome danzante 
nel primo piano. Tutto è sgangherato: la nicchia su cui sta 
Erode è per una pupattola assai minore di lui; + paggetti a 
destra non si reggono sulle gambe di imarionette. Così all’in- 
circa nella scena della Decollazione del Battista e della Presen- 
tazione della testa ad Erode, dove la parte più rilevata è mi- 
nore dell’altra che si slarga e dilaga sul fondo. Una figura 
di donna, a destra nella prima scena, ricorda particolarmente 
il busto a bassorilievo del Museo Nazionale di Firenze, re- 
cante la scritta: ET IO DA . MINO O AVVTO.EL. LUME. Và in 
esso quella gonfiezza di forme e quella ricchezza d’orna- 
menti perlati propri in quel tempo di Mino. 
Nel 1473 egli eseguì anche l’altare della cappella Ba- 
glioni, in San Pietro di Perugia, riunendo in uno il ciborio 
e la pala d’altare. Più ricco del solito, ma meno cercato e 
fine, negli ornamenti, specie nella cornice superiore, ne’ pila- 
strini e nel basamento, non riesce tuttavia a collegar le parti 
del trittico, le due nicchiette laterali coi Santi Girolamo e 
Giovan Battista, con la parte mediana sprofondata nella pa- 
rete, a mo’ di stanzetta, col soffitto a formelle e le due aper- 
ture o porte per le quali entrano oli angioli assistenti il 
Bambino. Insomma, prima della venuta a Roma, Mino da Fie- 
sole manca di struttura, di equilibrio, di proporzione. 
Venne a Roma probabilmente nel 1473, forse dopo aver 
collocato al posto l’altare in Perugia, e vi dimorò sino al 1480, 
anno in cui tornò a Firenze. La prima opera a cui attese fu 
t In un documento pubblicato da C; von Fansiczy leggesi che il 12 ottobre 1474, da 
un anno e più non aveva abitato una casa presa a pigione in Firenze.
	        
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