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brano appiccicati. a fatica negli angusti spazi: non sono
oranti, nè Pietro Noceto è glorificato quale compagno di
Tommaso di Sarzana, poi Niccolò V, e di Enea Piccolomini,
poi Pio IL L’uno e l’altro rappresentano semplicemente gli
ordinatori del sepolcro magnifico. Questo fu stimato da An-
tonio Rossellino, che, a sua volta, per ottenere il prezzo voluto
per la tomba di Filippo Lazzari a Pistoia, chiamò ad arbitro
Matteo Civitali. Tanto basta per ammettere non solo le affinità
di stile ma anche i rapporti personali. Le affinità stilistiche
sono evidenti nell’ A7727ciazione del Museo di Lucca (fig. 471),
che si terrebbe opera del Rossellino stesso, se lo sforzo degli
atteggiamenti, la ricercatezza, la leziosaggine non ne indi-
cassero autore Matteo Civitali. Compiuto il sepolcro di Pietro
Noceto, Matteo si obbligò di fare per Domenico Bertini l’altare
del Sacramento, oggi distrutto, nella Cattedrale di Lucca. Vi
lavorò intorno dal 1473 al ’76 per compiacere quel suo me-
cenate, amico di Pietro Noceto, abbreviatore apostolico, se-
gretario di Sisto IV, conte palatino, ecc.; ma oggi restano
solo i due angioli già a destra e a sinistra del taberna-
colo (fig. 472-473). Essi hanno forme grosse e molli, con i
capelli non cadenti come inanellate ciocche di seta, ma come
riccioli legnosi, traforati; le vesti sono pesanti e gravi, le
ali non di penne e piume. Ma l’espressione dei due angioli
rivolti in alto, adoranti, estasiati illumina il viso pieno, dà
soavità e grazia. Così a quelle della Fede, eseguita da Matteo
per San Michele di Lucca, ora nel Museo Nazionale di Fi-
renze (fig. 474), simile agli angioli descritti, giovane sposa
invocante gaudi di madre: le mani sono grosse con dita
poco mobili, il collo è cilindrico, le guance son piene, la breve
fronte è arcuata, e mancano i particolari dell’ultima finitura.
Dal 1475 al ’78 Matteo Civitali attese a rifare il pavi-
mento della nave e formare la balaustrata che separava
questa dal coro, nella Cattedrale lucchese. Della balaustrata
restano alcuni frammenti, collocati sui muri del santuario
attuale dei Corpi Santi. Nel ‘77 si applicò all’arte, come