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simi, con ornamenti in certi luoghi d’alcuni festoni ed altre
belle fantasie ».
Circa a quel tempo il Verrocchio eseguì il Davide in
bronzo, ora nel Museo Nazionale di Firenze, ceduto nel 1476
da Lorenzo e Giuliano de’ Medici agli Operai di Palazzo
Vecchio, che lo collocarono su marmoreo basamento, nel
ripiano da cui si entra nella sala dell’Orologio. Nella statua
(fig. 480); si vede la differenza di stile tra il Verrocchio e
Donatello: questi eleva come sopra un trofeo il giovinetto
ignudo, coperto il capo d’elmo e di corone, coi bei capelli
ondeggianti sugli omeri; quegli lo fa vestito di tunica, sco-
perto il capo dalla folta capigliatura a grossi riccioli, e gli
mette semplicemente ai piedi la mozzata testa del gigante
Golìa. Il primo fa David che punta con la destra tranquil-
lamente la spada sulla testa del vinto e pone la sinistra su
un fianco in atto di riposo; il secondo gli fa stringere con
una mano l’affilata daga ancora in atto di minaccia o di
offesa, e puntare l’altra fortemente al fianco. Donatello idea-
lizzò il biblico pastorello, e ne fece un Apollo guerriero;
Verrocchio tratteggiò un giovane soldato di ventura, avvezzo
ai pericoli, alla vita de’ campi, a mettere a prova i suoi
muscoli d’acciaio.
È probabile che per la villa di Careggi, poco dopo
il 1469, anno in cui la ereditò Lorenzo il Magnifico, Andrea
eseguisse il fanciullo alato, ora nella corte di Palazzo Vecchio,
quel vivacissimo genietto che si slancia al volo stringendo
tra le braccia al petto il delfino che si dibatte per sgusciar
via, mentre l’acqua gli zampilla fuor dalle nari (fig. 481).
Stava sopra una fonte nella villa medicea, sopra una pila
adorna di tre teste di bronzo e di quattro « bocche di lione
in marmo ».?
1 I] basamento si vede tuttora; vi sta sopra un busto del granduca Ferdinando I.
2 Per la villa Careggi fece anche la terracotta pubblicata dal GAMBA (op. cit.) rap-
presentante la Resurrezione: opera primitiva del Verrocchio, eseguita quando, come ben
dice quell’A., il maestro non aveva ancora interamente affermata la propria individualità.
3 CORNEL Vv. FABRICZY, op. suddetta, pag. 169, suppone che tre mascheroncini di