Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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che si eserciti nello scolpire immagini nel marmo, ed ebbe 
l’allogazione di quella scultura perchè egli medesimo asserì 
d’essere sufficientemente idoneo e perito. Il Governatore 
di Bologna, fattogli depositare presso i frati il bozzetto 
del lavoro, d’ogni figura volle il modello in creta. Tratta- 
vasi del coronamento dell’Arca che Fra’ Guglielmo da Pisa 
aveva scolpito nel Dugento; e Niccolò vi fece un vero trionfo 
(fig. 506) con statue, festoni e fanciulli, e pose nella base 
un angiolo portacandelabro che doveva poi rivaleggiare con 
l’altro messovi a riscontro da Michelangelo. 
Nei due angioli sono così spiccate le tendenze della scul- 
tura del ‘400 e del ’500 che s’impone il confronto, il quale 
ci mostrerà come tutto ciò che il ’400 aveva prodigato alle 
imagini scultorie, gli aspetti familiari, la vivacità naturale, 
la semplicità popolare, fu tolto dal nuovo secolo, in cui 
l’idea della forza, della romanità, della grandezza contrastò 
alle rappresentazioni schiette, ingenue, giovanili. L’angiolo 
di Niccolò (fig. 507) ha forme delicate di adolescente gen- 
tile e candido, con un dolce ovale di volto ombreggiato dalla 
chioma a riccioli, il collo lunghetto, la tunica di grosso panno 
a pieghe diritte e semplici; l’altro, quello di Michelangelo 
(fig. 508), è forte, atticciato, virile; quadra la testa, capelli 
corti, ricci e folti, breve il collo, tunica a pieghe varie e 
rigonfie sui muscoli potenti. Il primo pare una verginella 
che tiene lo stelo d’una pianta innanzi all’altare; l’altro un 
giovane discendente dagli antichi Etruschi, con ali attaccate 
dietro al dorso impotenti a levarlo a volo, e con un pezzo 
d’antica balaustra nelle mani poderose. Niccolò dall’Arca 
continua e nobilita la tradizione medioevale cristiana; Miche- 
langelo riprende le forme spuntate sull’antico nell’opera di 
Niccolò d’Apulia, di Jacopo della Quercia, di Donatello. 
Niccolò dall’Arca canta nel nuovo idioma italiano; Miche- 
langelo recita magniloquente in latino; quegli mira gli an- 
gioli, questi par che squadri gli atleti. Le figure forti, orgo- 
gliose, mature dei rilievi etruschi tornano a riscontro del
	        
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