Full text: La scultura del Quattrocento (6)

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nel 1446, Domenico si ridusse a Genova, dove convenne il 
4 maggio 1488 coi nobili Baldassare Vivaldi e Gaspare Cat- 
taneo, Priori del Consorzio di San Giovan Battista nel Duomo, 
per la esecuzione degl’intagli marmorei a decorazione della 
fronte esterna della cappella di quel Santo patrono. Nelle 
due storie della Nascita del Battista e del Convito di Erode 
sì distingue principalmente la mano del lombardo erudito 
in Toscana alla scuola del Brunellesco, specialmente nelle 
architetture che, in entrambe le storie, figurano aule aperte, 
come tabernacoli, coronata la prima d’un timpano triango- 
lare avente nel mezzo un serto con due lemnisci, la seconda, 
d’una lunetta ad arco scemo con un vaso nel mezzo; quella 
col soffitto a lacunari, questa a cupola. La composizione della 
Natività di San Giovanni è animatissima nel gruppo delle 
tre comari che alzan su dal catino il neonato per mostrarlo 
a Zaccaria, e in quello delle serventi che si avvicinano alla 
casa; Anna, come nelle tradizionali rappresentazioni toscane, 
sta sollevata sul letto, con la testa poggiata alla destra. Anche 
nel Convito di Erode vivacissima è la mossa di Salome dan- 
zante al suono del tamburello, mentre alla mensa si appresta 
il dono ferale. Piccole le proporzioni delle figure, studiati 
i costumi contemporanei, finissima la determinazione della 
forma. Oltre. le due storie, Domenico Gagini fece alcuni 
de’ Santi nelle nicchie de’ pilastrini a sinistra e alcuni de’ vaghi 
puttini nelle mensole superiori, con sciarpe intorno al corpo 
a svolazzi e a cerchi. Tutto il resto fu eseguito secondo il 
disegno da lui presentato all’atto della convenzione; e rive- 
diamo infatti l'Annunciazione de’ pennacchi dell’arco ripe- 
tersi a Palermo dove l’artista fu poi maestro e donno. 
Il gotico che si riafferma nel coronamento del frontespizio 
e appena nel fogliame all’incorniciatura delle storie, è ban- 
dito quasi completamente dall’eleganza toscana di Domenico, 
Vicovaro, facendo un gran lavoro al conte di ‘Tagliacozzo ». La evidente alterazione del 
Vasari servì tuttavia al Rolfs che fece lo Schiavone, Francesco Laurana, scolaro de 
Brunellesco, condiscepolo del Gagini.
	        
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