i SA =
rarchica, tanto è confusa la distinzione antica de’ cori ange-
lici, e l’arte dimentica del valore delle classificazioni d’un
tempo. Intorno a Maria, in due giri, serafini e cherubini, in-
corniciati da figurette volanti ugualmente stampate, solo
maggiori di grandezza di grado in grado, dall’alto al basso:
i Troni con le aureole elittiche, le. Dominazioni col globo e
lo scettro, i Principati con lo stendardo crocesegnato, le
Potenze con lo scudo e lo scettro, le Virtù con un cartello,
gli angeli e gli arcangeli musicanti.
Nell’altro quadro del Museo Nazionale di Napoli è rap-
presentato il miracolo della Fondazione di Santa Maria Mag-
siore (fig. 49), la leggenda che in un mattino d’agosto fece
cader la bianca neve sul colle delle ville Augustee, tra le
case delle Sante vergini Pudenziana e Prassede, e tracciar
sulla neve da papa Liberio l’area della basilica di Santa
Maria Maggiore, alla presenza di prelati, di popolo, di Pa-
trizio e sua moglie avvisati in sogno, del nuovo prodigio,
al pari del Pontefice. In alto, entro un alone, sopra una densa
nube, il Redentore, come di consueto, apre le braccia in
atto misericorde o di protezione, e la Vergine fanciulla, come
soleva disegnarla l’Angelico, allunga la destra protettrice.
Dalla nube densa, su cui sta il clipeo celeste, si staccano
nuvolette che scendono sulla terra, riducendosi di mano in
mano a falde e a fiocchi leggieri. Il pittore cercò l’effetto
prospettico, segnando piccole le figure nel fondo e maggiori
ai lati, come se si disponessero a guisa di sportelli, con-
nessi alla parte centrale, trapezoidi in prospettiva. Anche
la facciata del loggiato di destra, che fa da quinta alla scena,
sta nel piano delle figure e s’inclina con esse; non così il
fabbricato di sinistra con arcate sfuggenti più rapide delle
figure. Nel fondo, è il tentativo della veduta de’ colli laziali,
«con gli spiccati contorni caratteristici delle ultime propag-
gini dei colli Tuscolani verso Monte Compatri e verso Co-
onna, e i primi contrafforti dei Prenestini ». ' Più prossime
I VALENTINO LEONARDI, Op. cit., pag. 20.