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Ecco quanto si conserva del maestro innovatore, che
ruppe la tradizione gotica, e associò le proprie forme rigo-
gliose a quelle scultorie di Donatello e alle architettoniche
recate a grandezza nuova e a nuovi ritmi dal Brunellesco,
che molto amò Masaccio e gl’insegnò « assai cose ».'
L’architettura de’ corpi dipinti divenne rigorosa; quella
degli edificî, giusta e, mercè la prospettiva, amplificata: lo
spazio trovò profondità maggiore, anche per l’effetto de’ po. ora
tenti rilievi, per il balzar della luce sui corpi e il riflettersi alla
vivamente sul volume delle cose cadendo essa con giusto I
angolo d’inclinazione. Non più gotiche contorsioni, ma equi- nell
librio di forme, saldezza di corpi, vivezza di moti; non il ve
naturalismo materiale, superficiale, frutto d’analisi minuziosa, i
ma semplicità di costume, intimità di ricerche, forza espres-
siva sintetica, elevatezza di creazione monumentale. Masaccio,
passando come una meteora luminosa da San Giovanni Val- U
darno, a Firenze, a Pisa, a Roma, accese una nuova fiaccola il go
di vita alla pittura italiana. tore
sa gemn
1 Cfr. Codice Magliabecchiano (cl. XVII, 17), Codice Strozziano (Magl. XXV, n. 636) Stette
Codice Petrei (Magl. XIII, n. 89) in ed. Carlo Frey, Berlin, 1892, pag. 165 e 81-82. di pit
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