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a Firenze parrà un provinciale in tutta quella sua profluvie dalla
di ornati. A. Parigi, nel Musée des arts décoratifs, la divina due
Madre è seduta su una cassapanca coperta di tappeto a fio- veril
rami; un drappo aureo le cade dal capo sulle spalle; la
veste è di velluto rosso, la tunica, di broccato a fiorami. Il
Bambino volta la testa in iscorcio, stende la destra alla
Madre, come per parlarle. È anche qui un segno della vi-
vacità che andrà di mano in mano acquistando il Fanciullo
nelle braccia materne. A Perugia siede tranquillo, a Parigi
si volge verso la mediatrice dell’umanità, a New Haven
sembra sgusciare dalle braccia materne, a Orvieto ride come
un faunetto antico con gli occhi stretti e i dentini bianchi
e le guance rigonfie. Quel riso colpì il Facio, il quale vide
l’affresco poco dopo che uscì dalle mani del Fabrianese, ed
osservò che nulla di meglio si poteva vedere di quel putto
ridente. A Orvieto la tenerezza d’arte collega strettamente
alla madre il bambino che stringe il mignolo della destra
di lei, e si avanza sulle sue ginocchia in atto di benedire.
Mentre ne quadro di Perugia il Bambino tiene con ambe
le mani soddisfatto la melagrana offertagli dalla madre, a
Berlino si vede avanzare verso i fedeli benedicente; e così
a New Haven e a Orvieto s’inoltra verso i divoti supplici
innanti all’altare. Questo crescendo d’animazione può se-
gnare in qualche modo le fasi progressive dell’arte del Fa-
brianese.
Anteriori al periodo in cui l’artista si svolse in Toscana,
sono anche il frammento di un San Francesco che riceve
le stimmate, nella Collezione Fornari a Fabriano, e l’ancona
che ornò la chiesa di San Niccolò di questo luogo, ora nel
Friedrich-Museum di Berlino (fig. 101). Potrebbe pensarsi che
questi quadri fossero eseguiti da Gentile tra il 1420 € il 1421,
essendo ancora lontani dal progresso che l’artista raggiun- cony
gerà a Firenze. L’espressione delle figure è ancora indeter- della
minata nella fissità dello sguardo. Nell’ancona berlinese il in fe
Bambino ha ancora della gotica gracilità; di qua e di là gian