= 200. ——
della National Gallery (fig. cit. 142), dove le proporzioni delle
figure sminuiscono alquanto per dar posto alle rupi, ai boschi,
al lago del fondo. Il pittore si sforza a immaginar la scena
non raccolta in un tutto, anzi tronca ai lati come tratto di
più ampia composizione; ma vuol dir troppo, rappresentar
troppa parte di mondo in breve spazio, popolare di quadru-
pedi la terra, di volatili i boschi, di anitre, cigni e pellicani il
lago e le sue rive. Sant’Eustachio è un perfetto figurino di
cavaliere del tempo, ma il suo tipo è troppo fanciullesco per
indicar bene lo sbigottimento nel vedere il Crocefisso tra le
corna del cervo montato sopra un alto sasso, e nell’udire le
parole d’invito a credere in Cristo. Solo nelle aperte dita della
destra sollevata egli mostra lo stupore. Il maestro è tutto
gotico qui, nella cartella anepigrafa arrotolata nel davanti,
nelle pieghe del drappo dai contorni arricciati che avvolge
i fianchi del piccolo Crocefisso; e la testa del Santo sembra
ispirata a Gentile da Fabriano. Pare ch’egli abbia eseguito
il quadro per tradurvi i proprî studî di animali, e darci la
foggia del cavaliere, e rendere appuntino i fornimenti del
cavallo.
La tavoletta della National Gallery, dove Sant’Antonio
Abbate e San Giorgio stanno nel piano e la Vergine ap-
pare entro un alone nel cielo (fig. 147), può classificarsi dopo
il grande affresco di Sant'Anastasia, anche perchè in questo
come in quella l’artista fa sporgere a destra il muso di due
cavalli, e dietro le figure spiega il fitto verde d’una boscaglia.
I due Santi non si presentano di fronte allo spettatore, non
si espongono coi segni di martirio e di gloria ai divoti, ma
S’incontrano, si guardano, stanno per mettersi in colloquio.
Si avanza curvo, verso il guerriero coperto d’acciaio e dal
saio crocesegnato, il burbero anacoreta incappucciato, e par
che gli dica, mostrandogli il campanello e il baculo: Anch'io
I KURT ZOEGE VON MANTEUFFEL (op. cit.) non riconosce la mano del Pisanello in
questo quadro, che attribuisce a un tardo seguace del maestro, mentre le forme gotiche
attestano invece della primitività del dipinto.