Full text: La pittura del Quattrocento (7, Parte 1)

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al ‘Teutone grasso, squadrato, scuro, è come un « fiolaro » di 
Murano presso un fabbro ferraio. 
L’ultimo lavoro che i due maestri insieme impresero, e 
iniziarono appena, fu la decorazione della volta della cappella 
degli Eremitani ' a Padova. Morto Giovanni d’Alemagna, 
Antonio si prese a collaborare il fratello Bartolomeo. Del 1450 
è il polittico della Galleria di Bologna, testimone della nuova 
società (fig. 180). Antonio Vivarini si mostra un po’ indurito, 
goticizzato, ma non sembra mutato nel tipo dall’artistica 
comunione con Giovanni d’Alemagna, anzi nella Madonna che 
sta nel mezzo del polittico, pare che si stringa a tutti i suoi 
vecchi ideali; figura infatti con gentile semplicità la Vergine 
adorante a mani giunte il Bambino steso dormente sulle gi- 
nocchia. Ella non ha sul capo la corona, che, come per alleg- 
gerirlo, gli angioli tengono in alto; ed è coperta semplice- 
nente dal manto, come dieci anni prima a Parenzo. I Santi, 
nelle tavole laterali, sono meno piantati su due piedi, come 
erano in quella tavola del Duomo istriano, si movono e 
gestiscono alquanto, protendono e piegan la testa. E tutto 
divien più sottile, fine, come un merletto veneziano; si spoglia 
del pastrano grosso e pesante caricato sull’arte d’Antonio 
da Giovanni d’Alemagna. Il Muranese aveva a collaboratore 
il giovane fratello, che, non avendo ancora determinata la 
propria personalità, non alterava il carattere dell’arte di lui. 
Però fu Bartolomeo forse chi suggerì di mettere nel mezzo 
del quadro la immagine, a lui carissima sempre, della Ver- 
gine adorante il Bambino dormente sulle sue ginocchia, di 
adattare al compartimento mediano della pala d’altare, in 
una forma sintetica, la composizione, ormai comune, della Ma- 
donna adorante il frutto delle proprie viscere. Senza scendere 
dalla cattedra d’onore, senza rompere il parallelismo coi Santi 
delle tavole laterali, la Vergine ipsum quem senuit adoravit. 
1 LAZZARINI in Rassegna d’ Arte, 1906, settembre, e LIONELLO VENTURI, op. cit., p. 117. 
Si potrebbe forse riconoscerlo nelle mezze figure del secondo ordine del polittico 
per la maggiore pienezza e larghezza delle teste. 
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