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veneziana il nimbo di cuoio rosso stampato della Vergine, il
manto di lei punteggiato, granito, l’uso nelle orlature di
lettere somiglianti alle cufiche; ma dalla scuola del Pisano
trae le montagnole coniche dorate nel lontano, simili a quelle
che si vedono nel quadro di Bono ferrarese alla National
Gallery di Londra; la prima linea del fondo col verde folto
d’una foresta, quale si vede nel quadretto del Pisanello coi
Santi Giorgio e Antonio abate; il daino che s’imbosca; per-
fino il ritratto di Lionello, corrispondente ai noti profili delle
medaglie gettate dal grande medaglista in onore del mar-
chese di Ferrara. Ma non ancora Jacopo Bellini sembra pa-
drone della forma. Il Bambino solleva la gamba destra e
punta la sinistra così da sembrare zoppicante; la mano della
Vergine e quella benedicente di Gesù son rattrappite, a
conca; il nimbo del Bambino è come un piatto che non sta
in’ equilibrio sulla cervice. In tutto non si/rivela ancora il
maestro che ci ha lasciato i libri di disegni del Louvre e
del British Museum: la costruzione delle figure dalle pic-
cole bocche abbronciate, non lo presentano nel suo migliore
aspetto, nè la minuzia con cui copre di foglie e di fiorellini
rossi la terra, illumina in vetta le chiome degli alberi, segna
lunghe nuvolette frangiate nel cielo, ci mostra il rivale del
Pisanello degno della vittoria che su lui riportò nel. cer-
tame ferrarese. Neppure nel Crocifisso, guasto dai restauri.
del Museo Civico di Verona, paiono bene attaccate le gambe
al tronco.
Dopo queste pitture si può noverare l’Annunciazione di
Sant'Alessandro di Brescia. Nel 1432 fu allogata a Frate
Giovanni da Fiesole, che forse non la condusse a fine:
1Si noti che i documenti (cfr. P. A. C. C., Sulla tavola della B. V. Annunziata di
Fra Gio. da Fiesole in Sant’ Alessandro di Brescia, Brescia, 1885), relativi alla allogazione
del 1432, una volta ci fan sapere che la tavola era siata dipinta, un’altra volta che era
da dipingere. Se i documenti tratti dai registri del convento di Sant’Alessandro furono
esposti in ordine cronologico, è da notarsi che la seconda notizia è posteriore alla prima.
In ogni modo nove ducati per la tavola e due per l’oro da mettere in essa era troppo
piccol prezzo per il gran quadro di Sant’Alessandro.