SERRE
teri, di moti, di sentimenti, da richiamarci Michelangelo,
quando nelia cappella Sistina rappresentò i nudi e forti su-
perstiti dell’Umanità, incalzati dai vortici dell’acqua e dalla
bufera, mentre le grida della pietà, dell’affetto, della dispe-
razione stanno per tacere per sempre nei gorghi profondi.
Paolo Uccello fece ignude gran parte delle sue figure, quasi
a meglio mostrare il brivido de’ corpi e il gelo delle ossa,
in mezzo alla furia degli elementi, sotto il fato che incombe
terribile. Per rappresentare il Diluvio si figurava spesso
l’arca galleggiante, il segno dell’avvenimento, e basta; ma
egli ricostruì gli ultimi momenti dell’umanità maledetta da
Dio. Il trageda fu grande, e qui par che abbia preso a
Donatello la stecca, lì che abbia avuto da Brunellesco la
squadra. Non gli basta disegnare la convulsione dei corpi,
ma li fa macerare dalle acque, sbattere dai venti, intirizzire
dallo spavento; e da per tutto, nelle acque rigonfie, nel cielo
tempestoso, nella furia dell’aria, fa rombare la morte.
Nella scena che viene appresso, nel Chiostro Verde, è il
Sacrificio di Noè, in gran parte disfatto, e poco più si vede
del Padre Eterno che, come scrisse il Vasari, « vola col capo
in scorto verso il muro, ed ha tanta forza, che pare che il
rilievo di quella figura lo buchi e lo sfondi ». Quindi è rap-
presentata l’ U/bbriachezza di Noè, guasta pure in gran parte. *
Queste ultime scene sono di tal forza di struttura, da non
lasciarci ammettere che le precedenti storie bibliche sieno
di Paolo Uccello, e neppure che la differenza loro derivi
dalla distanza di tempo in cui sarebbero state eseguite.
Non si rivede più il grande artista se non in tarda età,
I Il Vasari attribuì a Paolo Uccello (ed. Sansoni, II, pag. 209 e seg.) le storie che,
nel chiostro di Santa Maria Novella, precedono quelle descritte, con le quali non hanno
riscontro di bontà. Il CAVALCASELLE (Storia della pittura, V, Firenze, 1882) le trova
condotte trascuratamente, ad eccezione della lunetta dov’è la Creazione dell’uomo e degli
animali, nella quale trova ricordi dell’arte del Ghiberti. Il BERENSON (The forentine
Painters of the Renaissance, 3° ed.), accettando l’ipotesi del Cavalcaselle, ammette,
come opere primitive di Paolo, la Creazione di Adamo e degli animali, la Creazione e
tentazione di Eva.
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