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lo, nel 1465-68 a Urbino, intento a dipingere per la Confrater-
sue nita del Corpus Domini la tavola, oggi perduta, con la pre-
alla della rappresentante la leggenda dell’Os/za pro/fanata, pur-
pe. troppo tutta alterata, ora nella Galleria di quella città. Le
di. scene sono divise da grandi balaustre; nella prima è il Giudeo
las che riceve l’ostia consacrata da una donna, cui aveva pro-
isa, messo di restituirle in cambio il mantello datogli in pegno.
1be Nella seconda, il Giudeo stesso, con la sua famiglia, spa-
Seo ventato al vedere che dall’ostia gettata nel fuoco sparge-
ina vasi sangue sul pavimento; intanto i soldati battono alla
da porta dell’usuraio. Nella terza, l’ostia profanata vien portata
pi in processione all’altare; nella quarta, la donna sta per es-
la sere appesa ad un albero; nella quinta, il Giudeo con la
vpi. moglie e i figli legati ad un palo sul rogo; nell’ultima le
aio spoglie della rea femmina stesa sul cataletto, co’ lineamenti
elo contraffatti, mentre due angioli, uno de’ quali tiene la sacra
| pisside, sembrano condannarla per l’eternità, e due demonî
> il stanno per prenderne l’anima.
ede Dopo i solenni affreschi del Chiostro Verde, l’opericciuola
ape modesta, la predella urbinate sminuisce, piuttosto che ingran-
e il dire, la figura di Paolo Uccello. Il geometra, il prospettico
ap. si riconosce nei due primi campi della predella, ov’è una
e. precisione calcolata, voluta negli interni delle due stanze,
son e ne’ particolari della credenza dell’usuraio aperta con dentro
eno il libro de’ pegni, del camino dal quale pende la catena, con
Civ stemmi sulla cappa, in uno de’ quali è il segno giudaico dello
| scorpione. Così in tutte le scene è la precisicne, la incisione
ta, de’ contorni, il rigore, il compasso, nulla che ricordi l’epica
__ grandezza del compositore del Diluvio. Non lo ispirò il brutto
che, o
anno ! Le partite del 1465 e del 1468 tratte dal libro D della Compagnia del Corpus Do-
rova ini dal PUNGILEONI (Elogio cit.), farebbero pensare che la Compagnia stessa avesse
degli allogato a Paolo Uccello la tavola; ma poi si ha notizia, nello stesso libro della Confra-
ine ternita, che l’8 aprile 1469 si dava denaro a Giovanni Santi, perchè facesse le spese a
este, Piero che «che era venuto a velere la tavola per farla a conto della Fraternita ». Non
aa 51 comprenderebbe come Paolo Uccello facesse soltanto la predella, anzi convien credere
che la tavola, per ragioni a noi ignote, dovesse rifarsi e si allogasse prima a Piero della
Francesca, poi a Giusto di Gand che la eseguì nel 1473-1474.