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Quelle figure non nobili acquistano grandezza per l’atteg:
giamento, e sembrano segnare i contorni alla creazione di
Leonardo da Vinci.
L’architettura e gli ornamenti classici sono ispirati a Do-
natello: perfino gli scanni con la sfinge per bracciale e col
vaso baccellato al disotto, nelle facce laterali, richiamano
il seggio di San Matteo del sommo scultore, nel tondo a
bassorilievo della Sagrestia di San Lorenzo; e i pilastrini
contesti di foglie quelli dell’Annaunciazione in Santa Croce.
Del resto Donatello non ispirò Andrea soltanto nell’ornare
alla classica la sala del Cenacolo, ma anche nel drappeggiare
i personaggi nelle vesti. dalle pieghe con forti addentramenti,
nodose e contorte. Con lo studio delle forme nuove nell’ar-
chitettura e nell’ornamentazione, Andrea del Castagno as-
sociò quello del rilievo e della prospettiva, facendo che tutte
le figure del Cenacolo si veggano dal punto di vista del-
l’osservatore scorciare dal sotto in su con il pavimento, gli
scanni, la mensa e i lacunari del soffitto. È nonostante tutte
queste raffinatezze d’arte e di tecnica, serbò la sua fibra cam-
pagnuola energica e rude.
Sopra al Cenacolo Andrea dipinse la Crocefissione, la
Deposizione, la Resurrezione, nel chiostro del Convento, un
Cristo morto sorretto da angeli, pittura in gran parte distrutta.
Una Crocefissione con Santi assistenti è nella Galleria degli
Uffizi, ed ha forme quasi barbariche; un’altra nel chiostro
di Santa Maria degli Angeli, alquanto migliore in alcuni
tipi, mostra però l’artificiosità nella moderazione della cru-
dezza delle forme.
Nella villa Pandolfini, a Legnaia, il pittore frescò una
specie di Cronaca figurata ridotta ad uso fiorentino, rappre-
sentandovi uomini illustri di Firenze, alcune donne della
storia biblica e profana, e una delle Sibille, che vedevansi
di consueto nelle Cronache figurate.
Andrea cercò la monumentalità nel vigore con cui di-
pinse nella finta architettura della villa Pandolfini, tra i pi-