Full text: La pittura del Quattrocento (7, Parte 1)

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Figlio adorato. I risvolti e gli ornati degli abiti e delle orla- 
ture sono d’oro, come il fondo e i nimbi: sinfonia tutta pri- 
mitiva degli ori interrotta da visi rosei con trasparenze verdi, 
da corone di rose bianche e porporine. Le teste sono tutte 
piegate lievemente su una spalla; tutti gli occhi legger- 
mente ingranditi, vuoti e guardanti nel vuoto; tutte le bocche 
dalle labbra allungate d’un rosso di rubino. L’uguaglianza 
di queste forme e di questi colori con molte Madonne del- 
l’Accademia di Siena e altre sparse nelle chiese e nelle col 
lezioni private, ci dispensano da ogni preciso raffronto. La 
uniformità del pittore fu povertà d’ingegno, e forsanche, come 
oggi s’interpreta, unità individuale del sentimento tutto umile 
e divoto, semplice e mistico. Dipinse tavole con quello stesso 
sentimento con cui un pio sagrestano accende Inmi o mette 
vasi di fiori sulla mensa dell’altare. Compiendo le funzioni 
di sacrista, ripetendo litanie, recitando rosarî, cadde in arti- 
stiche monotonie. 
Fu suo contemporaneo Giovanni di Paolo (1403-1482), 
che esagerò le forme di Paolo di Giovanni Fei, il quale ri- 
peteva quelle di Bartolo di maestro Fredi, che a sua volta 
riproduceva del suo meglio le altre di Barna o di Lippo 
Memmi. Ma i bei modelli antichi si erano sformati da stampa 
a stampa; e Giovanni di Paolo nelle figure grandi diviene 
addirittura spaventevole, nelle piccole un poco meno, pur 
facendo teste dall’alta cervice, coniche, dagli occhi stretti 
alla radice della lunga canna del naso tondo in punta e con 
tonde narici, dalla boccuccia stretta e dal mento appuntito. 
Angioli, Santi, eletti, reprobi, nel Giudizio Universale della 
Galleria di Siena (n. 172) sono tutti gli stessi, e tutti, beati 
o no, corrugan le ciglia a un modo, hanno le mani come 
di paglia piegata, sono d’una materialità grande, d’una 
espressione ottusa e tetra. Si accostò al Sassetta e imitò, 
ad esempio, nella Collegiata di Asciano (fig. 279) l’Assunta 
di quel pittore, ora nel Friedrich-Museum di Berlino; ma 
tutto ciò che in questo fu gaudio di cuore divoto, sorriso
	        
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