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Baldovinetti, Nel 1460 esordirono entrambi nella pittura,
raggiungendo il connubio delle forme pittoriche con le scul-
torie cercato da quel maestro; dipinsero le Fatiche d’ Ercole
su vaste tele nel palazzo de’ Medici. Mentre lungo il Quat-
trocento, sin nelle rappresentazioni sulle piazze, il semidio
riparatore di torti si rivedeva combattere col leone Nemeo,
raggiungere al corso la cerva dai piedi di bronzo e dalle
corna d’oro, girare sopra un carro a forma di nave, i Pol-
laiuolo ne scolpirono coi pennelli l’intrepida figura; ma delle
loro tele che nella seconda metà del ’400 furono studiatissime,
imitate, riprodotte in bronzo, in incisioni, in disegno e in
ogni modo, ci resta il ricordo nella vivissima descrizione del
Vasari e nelle numerose riproduzioni, alcune di Antonio
Pollaiuolo medesimo, sempre irrompenti di energia.
Rendere la forma atletica in un supremo sforzo musco-
lare, in una eroica violenza, fu lo scopo di Antonio, e di
Piero che lo assistette giovanissimo nel lavoro oggi perduto.
Un dittico della Galleria degli Uffizi (figg. 313-314), ascritto
ad Antonio Pollaiuolo, rende certamente in minutissime forme
le due rappresentazioni di Arcole e l’Idra e di Ercole e Anteo,
corrispondenti alle incisioni del Robetta, e la prima anche a
un disegno del British Museum, di Antonio medesimo; ma
è dubbio che quel dittico, riproducente le due Forze d’ Ercole,
sia della mano stessa di Antonio, per il colore che diremmo
signorelliano e, il segno meno rotondeggiante di quel che si
veda nelle sue opere proprie, ed anche in una che gli è più
prossima di tutte per la estrema finezza della pittura, cioè
nell’Apollo e Da/ne della National Gallery di Londra (fig. 315).
Apollo in costume di giovane paggio, con una giornea di
damasco a fiorami e maniche di velluto rosso, stringe ai
fianchi Dafne vestita di verde, con le braccia sollevate, già
divenute folte rame d’alloro, con le bionde chiome aggirantisi
intorno alla testa che perde vita, mentre alcune nuvolette
biancheggiano nel cielo, come ondine nell’azzurro mare. In
quest’opericciuola da orafo pittore si trova un richiamo al
Sin
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