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mente composta non può essere l’esordio di Piero di Co-
simo, nè l’opera di Benedetto Ghirlandaio. Innanzi tutto
qui, come dicemmo, sono forme arcaistiche; nella figura a
sinistra dietro a Mosè, in quella dove si volle vedere il ri-
tratto di Piero di Cosimo, si riconoscono le proporzioni
delle teste di Filippo Lippi; nella donna che suona la cetra,
nelle figlie d’Israele che si veggono a sinistra, è pure la
chiara reminiscenza dell’arte di quel pittore; anche le teste
delle donne con acconciature complicate, con corone di perle
e con veli fra le trecce ritorte (fig. 332), ricordano ad evi-
denza il tipo muliebre consùeto del Lippi, nel tondeggiare
dei lineamenti, nel naso a punta tonda, negli occhi civet-
tuoli. Le ficlie d'Israele sono sorelle dell’ Erodiade del
Lippi a Prato. Par quindi che soltanto Don Diamante, il
quale assisteva colà quel maestro nel dipingere nel Duomo
pratese, potè comporre la grandiosa scena della Partenza
d'Israele per la Terra Promessa e della Morte di Faraone e
de’ suoi. Il monaco vallombrosano, seguace e cooperatore di
Fra’ Filippo a Prato e a Spoleto, il primo educatore di Fi-
lippino Lippi, con tutta probabilità è dunque l’autore del
grande affresco della Sistina.
L’Albertini, nell’ Opusculum del 1509," discorse di Filippo
Lippi come autore di-affreschi nella Sistina, il che fece pen-
sare a Filippino, il padre essendo morto da tempo quando
si decorava la cappella.? Ma se Filippino lavorò nella Si-
1 De mirabilibus novae et veteris urbis Romae, ed. cit. dello SCHMARSOW, Heil-
bronn, 1886.
2 L’ALBERTINI scrive (ed. cit.. pag. 13) che « Capella P. P. Syxti III in palatio
perpulchra, in qua sunt picturae novi et veteris testamenti cum pontificibus sanctis,
manu est mirabili nobilium pictorum concertantium, videlicet: Petri de Castro plebis et
Alexandri et Dominici et Cosmae atque Philippi Floren.». La presenza di Filippino a
Roma nel lavoro della Sistina è negata dall’HORNE, il quale richiama a questo propo-
sito il rapporto d’un agente del duca di Milano, scritto prima della morte di Lorenzo
il Magnifico, prima quindi del 1492 (pubblicato dal MULLER WALDE, Beitriige zur Kennt-
niss des Leonardo da Vinci, in Jahrb. d. K. preuss. Kstsammt., Berlin, 1897, vol. XVIII,
pag. 165). In quel rapporto l’agente, dopo aver parlato del Botticelli, di Filippino, del
Perugino e del Ghirlandaio, soggiunge : « Tutti questi predicti maestri hanno facto prova
di loro ne la cappella di papa Syxto excepto che philippino ». Ma quantunque quest’as-
serzione possa escludere che Filippino Lippi abbia dato saggio particolare di sè nella
Sistina, non esclude che egli vi sia stato alla dipendenza d’altro pittore, e che PAL
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