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mica, scatole, frutta, la clessidra, il calamaio e perfino una
bolla col suggello di cera! Sotto a questa figura l’iscrizione
ammira MOTVS AB ARTE DATVS, e tali parole con
più giustizia erano da segnarsi sotto il Sant’Agostino, nel
quale l’arte del Botticelli, anche per le necessità dell’affre-
sco, acquista una rapidità di segno, una prontezza, una flui-
dità che a Roma $i mostreranno pienamente ne’ capolavori
della Cappella Sistina.
Sandro, venuto a Roma tra il 1481-82, rappresentò a
gara con Pietro Perugino e Don Bartolommeo della (atta,
con Cosimo Rosselli, Fra’ Diamante e il Ghirlandaio, tre
grandi scene che si distinguono da tutte le altre per gli effetti
di broccati d’oro e di tele d’argento, ma più per grandissima
potenza rappresentativa e drammatica.
Nella composizione del Sacrificio Mosaico per purificare
dalla lebbra (fig. 345) il Botticelli mantenne all’incirca la
disposizione già data alle figure dell’Adorazione de’ Magi,
ma accrebbe l’impeto degli adoranti intorno all’ara del Sa-
crificio, acuì il grido delle anime all’Eterno. Mentre s’innalza
la fiamma purificatrice, stringonsi in gruppi gl’ Israeliti nella
preghiera, e tutt’intorno, con gli occhi fervidi di speranza
rivolti al cielo, la turba attende la purificazione dell’atmo-
sfera ammorbata dai lebbrosi. Nel fondo, Cristo con Li
angioli nel deserto, poi la Tentazione del demone nell’alto
di un monte e sul culmine d’un tempio, e infine 1a Fuga
del demone che, maledetto da Dio, s’invola scoprendo le
oscene forme di sotto al manto e al cappuccio fratesco.
Il Botticelli continuava così quel sincretismo o paralle-
lismo delle figure dell’antico Testamento e del nuovo, che,
iniziatosi nelle Catacombe, ebbe seguito perenne, e nella
Cappella Sistina fornì l’esempio più solenne del connubio
della Bibbia con gli Evangeli, del simbolismo con la storia.
In un secondo. affresco (fig. 346), Sandro figurò molti
episodî della Vzia di Mosè, ma quasi non si scorge il Pa-
triarca che uccide l’Egiziano, che si leva i calzari sul Sinai,