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torcendo trovò nel Sacrificio di Cora, Datan e Abiron l'unità
tragica delle azioni diverse, così come, disegnando poi in
un solo foglio un Canto della Divina Commedia, riuscì talora
a tener di mira la linea della composizione, l’effetto dell’in-
tero Canto, pur commentando passo passo i versi danteschi.
Oltre i grandi affreschi, Sandro disegnò per il secondo
ordine delle pitture delle pareti della cappella alcune figure
di Pontefici, e dipinse in Roma l'Adorazione de’ Mag citata,
ora a Pietroburgo, nella Galleria del Romitaggio, qui rag-
giungendo la linea generale d’insieme e d’effetto, un’ampli-
ficazione della scena ottenuta a Roma.
Tornato in Firenze, il Botticelli disputò ancora la palma
a’ compagni di lavoro nella Sistina, nello Spedaletto di
Lorenzo de’ Medici, in pitture oggi distrutte, alle quali prese
parte, a detta di un agente di Ludovico il Moro, — lui
« pictore Excellentissimo in tauola et in muro » e che fa-
ceva cose con «aria virile et optima ragione et integra pro-
portione », insieme con Filippino Lippi, il Perugino, Do-
menico Ghirlandaio. *
Circa a quel tempo, abbandonata la forma consueta, ret-
tangolare o quadrata de’ dipinti, Sandro pensò di ottenere
un grande equilibrio, disponendo Madonne ed angioli entro
un tondo o un medaglione, così come appaiono incise le
figure etrusche negli specchi. E dipinse il Magnificat, ora
agli Uffizî, rappresentando la Regina dei cieli (fig. 352),
inondata di sole, coronata di stelle, fulgente d’oro, mentre
gli angioli tengono delicatamente, solo con l’indice, sul capo
celeste la corona regale. Le mani delle figure sfiorano appena
le cose; un ritmo di colori azzurri e rosei con lumeggiature
d’oro dà quasi il sacro gaudio della laude intonata da voci
argentine, accompagnata dal suono d’un’arpa.
Un tondo simile dipinto circa allo stesso tempo, è pure
nella Galleria degli Uffizî: gli angioli ricordano quelli che
I Cf. MiLLER WALDE, op. cit., pag. 165.